Si parla del fabbisogno energetico nazionale e appena i vertici di Enel mettono piede in commissione salta l’aria condizionata. Un segno premonitore?
Di certo il guasto ha reso ancora più caldi gli animi dei consiglieri comunali, che hanno atteso pazientemente il termine degli interventi per bersagliare i rappresentanti dell’azienda di un fuoco di fila di domande e dure critiche.
Nessuna grossa novità, in ogni caso, rispetto al convegno organizzato dai sindacati. Fabrizio Iaccarino, responsabile nazionale affari territoriali di Enel, ha ribadito la volontà di chiudere il gruppo a carbone spezzino entro il 2021.
Una rassicurazione a cui il sindaco Pierluigi Peracchini aveva ribattuto chiedendo un atto formale, nero su bianco, da parte di Enel. Che a quanto pare arriverà a breve: “Stiamo per inviare al ministero dello Sviluppo economico la lettera di richiesta di dismissione dell'impianto a carbone”, ha spiegato Iaccarino davanti ai consiglieri delle commissioni ambiente e lavoro.
“Nonostante le divisioni politiche, tutto il consiglio comunale è della stessa opinione: diciamo no alla nuova centrale a gas. Andrete avanti lo stesso con il progetto?”, hanno chiesto in coro i rappresentati del parlamentino di piazza Europa.
Iaccarino, affiancato dal direttore della centrale spezzina Fabio Persichetti, ha mediato abilmente, cercando di non gettare benzina sul fuoco: “Verso la decisione del consiglio comunale ci poniamo con la volontà di aprire un confronto che prima non c'è stato, come avete fatto giustamente notare. Vogliamo raccontare nel miglior modo possibile il progetto di Enel. Non è nostra intenzione imporlo alla città, né abbiamo la capacità di farlo”.
Ad essere veramente vincolante rispetto al futuro della centrale, però, non è tanto la posizione del Comune, ma il parere della Regione Liguria.
Proprio stamattina il presidente Giovanni Toti sembrava aver aperto, tra le righe, al progetto di Enel. Il suo intervento non era certo il riflesso di un “no” netto alla riconversione a gas, a differenza della chiara contrarietà di Peracchini.
Tanto che le opposizioni hanno colto la palla al balzo per evidenziare l’apparente diversità di vedute tra Comune e Regione. Poi è arrivata la smentita di Toti: “Nessuno ha sconfessato Peracchini”.
Ma il punto resta: ad essere decisiva, in un partita che coinvolge l’assetto energetico nazionale, sarà la posizione della Regione.
Gli errori del passato, da una parte e dall’altra, non potranno invece più influenzare il corso degli eventi. Ma i consiglieri non hanno rinunciato a rinfacciare ad Enel “la mancanza di confronto con la città negli ultimi mesi”, chiedendo all’azienda di bloccare l’iter del progetto.
Un’eventualità che salvo impensabili giravolte è pura utopia. “Ribadiamo la nostra disponibilità al confronto, ci dispiace se c’è stata un’impressione diversa”, ha detto Persichetti. Che a precisa domanda ha anche confermato che il progetto di riconversione a gas “non è mai stato presentato in anteprima all’amministrazione”.
Il direttore della centrale “Eugenio Montale” ha ripercorso gli ultimi mesi, spiegando come Enel è arrivata alla decisione del turbogas: “Recentemente sono maturate almeno due condizioni. In particolare l’invio alla Commissione europea, a gennaio, di un Piano nazionale integrato di energia e clima che esprime la volontà di uscita dal carbone entro il 2025. Il piano porterà a una riduzione di potenza a livello nazionale di 8 Gigawatt per la transizione verso le energie rinnovabili: da qui al 2030 sono previsti 40 Gigawatt di fonti rinnovabili”.
In questo periodo di tempo, come avevamo spiegato anticipando il progetto, c’è bisogno di fonti “certe” di energia per soddisfare la domanda nazionale.
Da qui il ricorso alle centrali a gas, che dovranno garantire circa 3 Gigawatt di potenza per mantenere in piedi la rete nazionale: “Sono sistemi di produzione garantiti e pianificabili, i migliori da questo punto di vista”, ha fatto notare Iaccarino.
“Enel avrebbe potuto mantenere un atteggiamento passivo e attendere le indicazioni di natura politica – ha aggiunto il direttore Persichetti – ma abbiamo ritenuto di essere proattivi, dal momento che condividiamo pienamente le strategie definite da questo piano”.
Seconda novità emersa negli ultimi mesi: un decreto del ministero dell’Ambiente di novembre 2018, che ha dato il via al riesame delle Autorizzazioni integrate ambientali di tutti gli impianti a combustione italiani, compresa la centrale spezzina.
Riannodando le fila, a che punto siamo oggi? A luglio il ministero dell’Ambiente dovrà decidere se sottoporre o meno il progetto di riconversione a gas a Valutazione di impatto ambientale. Enel, dal canto suo, pensa che non sia un passaggio necessario, data la diminuzione di emissioni inquinanti con il passaggio al gas.
L’altra richiesta, a cui dovrà rispondere il ministero dello Sviluppo economico, è quella che l’azienda ha presentato per il via libera ai lavori di costruzione e demolizione nell’area di Vallegrande. I tempi? “La data ottimistica di entrata in servizio della centrale a gas è il 2023, perché ci sono tempi tecnici incomprimibili”, ha spiegato Iaccarino.
L’impianto avrebbe il compito di soddisfare le domande energetiche della rete nazionale soltanto in certi momenti: non rimarrebbe in funzione costantemente, quindi, ma per molte meno ore rispetto all’attuale gruppo a carbone, che “ha un impatto inquinante innegabile”, ha riconosciuto il direttore della centrale Persichetti.
Sul fronte bonifiche è arrivata la rassicurazione del responsabile affari territoriali di Enel: “È un tema a cui teniamo moltissimo, non ci tireremo assolutamente indietro. E non è una questione legata al fatto se faremo o non faremo la centrale a gas. Abbiamo già avviato l'iter per bonificare”.
Appuntamento a venerdì 19 luglio per un secondo round di confronto con i rappresentanti dell’azienda. Aria condizionata permettendo.