Ieri, 21 marzo, presso il Museo Tecnico Navale (Mu.Te.Na) della Spezia, il primo incontro del ciclo di conferenze dal titolo "Rotte di conoscenza", organizzato in occasione del 100° anniversario del museo.
La conferenza inaugurale è stata tenuta presso il salone principale del Mu.Te.Na. dal Dott. Enrico Radicioni, fisico dell'INFN e del CERN, sul tema "Fissione vs fusione: il futuro dell'energia atomica".
Ha preso per primo la parola l'Ammiraglio Leonardo Merlini, Direttore del Museo Tecnico Navale, che ha sottolineato come questo ciclo di incontri è teso non solo a celebrare il traguardo dei cento anni del museo, ma vuole rappresentare un ulteriore suggello del connubio che da oltre un secolo e mezzo lega indissolubilmente la Città, la Marina Militare, il suo Arsenale e il suo Museo.
"E' questo di oggi - ha spiegato l'Ammiraglio Merlini - il primo di una serie di incontri aperti alla cittadinanza con cui il Museo, sostenuto e supportato dal Comando Interregionale Marittimo Nord, offre a chi lo vorrà la possibilità di approfondire tematiche di diverso genere e soprattutto attuali a 360°, con personaggi di spicco".
"Fissione vs fusione: il futuro dell'energia atomica"
Questo il tema del primo incontro del ciclo di conferenze "Rotte di conoscenza", i prossimi due incontri, si terranno nei mesi di maggio e giugno.
Il Dott. Enrico Radicioni, relatore dell'evento, ha spiegato che cosa sia la fissione nucleare e la fusione. Il fisico ha detto di essere diventato sensibile all'argomento dell'energia atomica e di aver raccolto informazioni per formarsi un'opinione più fondata, soprattutto dopo il terremoto e lo Tsunami in Giappone nel marzo 2011, i cui effetti hanno interessato anche la Centrale Atomica di Fukushina, un incidente la cui gravità è stata seconda solo a quella di Cernobyl.
Radicioni durante la conferenza ha analizzato nello specifico la fissione e come questa possa generare elevate quantità di energia, grazie ad una reazione che, una volta innescata, è in grado di proseguire da sola. E' necessario però mantenere un certo equilibrio nella centrale per tenere sotto controllo la reazione e provvedere a stoccare per lungo periodo le scorie radioattive, per permetterne il decadimento.
Radicioni ha spiegato anche che il fatto che in Italia non sia partito il nucleare, non è dovuto solo a problemi tecnici. All'ombra del disastro di Cernobyl, fu indetto nel 1987 il referendum sul nucleare il cui esito ha portato ad un blocco totale di qualunque processo autorizzativo e di attività di collaborazione, sia a livello nazionale che estero, per lo sviluppo del nucleare, oltre che allo smantellamento dell'infrastruttura di autorizzazione e verifica di nuovi impianti nucleari in Italia.
Nel mondo attualmente vi sono diversi enti dedicati alla filiera nucleare: enti di studio della tecnologia nucleare, quali il CEA in Francia e il JAEA in Giappone; enti di sicurezza nucleare, tra cui ricordiamo l'ASNR in Francia, il CCSN in Canada, l'NRC negli Stati Uniti; enti internazionali quali lo IAEA. In Italia prima del referendum, si occupava della materia l'ENEA, la cui sigla allora voleva dire Energia Nucleare ed Energie Alternative. Dopo l'abbandono del nucleare in Italia, l'ENEA si chiama Ente per le nuove tecnologie, l'energia e l'ambiente.
Radicioni ha spiegato anche che l'iter autorizzativo per l'approvazione del progetto, la costruzione e la messa in servizio di una centrale nucleare è severissimo e richiede molti anni, portando l'esempio della Centrale di Flamanville in Francia che, dall'approvazione del progetto nel 2007, ha avviato il servizio nel 2024, quindi 18 anni dopo. In ogni caso, dal 2020, sono entrati in funzione nel mondo 11 nuovi reattori (7 in Cina, 2 in Georgia USA, 1 in Finlandia e 1 in Francia).
La ricerca nel frattempo sta proseguendo, ad oggi siamo già alla terza generazione di reattori, in previsione vi è già la quarta (Gen-IV): è in corso infatti un progetto che coinvolge 13 Paesi (Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Giappone, Corea, Russia, Sud Africa, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti) e l'Euratom, che rappresenta i 27 Stati Membri dell'Unione Europea, per coordinare la ricerca e lo sviluppo su questi sistemi. Gli studi mirano ad aumentare la sicurezza attiva e passiva degli impianti, a migliorare l'efficienza grazie a temperature d'esercizio più elevate, a utilizzare come combustibile anche i prodotti secondari della fissione dell'uranio, riducendo le scorie da stoccare, ottimizzare i costi standardizzando e facendo lavorare reattori modulari di più piccole dimensioni.
Il Dott. Radicioni, nell'approfondire l'argomento a 360°, ha descritto anche i possibili rischi legati all'energia nucleare: la proliferazione nucleare, eventuali incidenti con conseguenze a lungo termine, fughe radioattive, contaminazioni, conseguenze di possibili attentati, sottrazione illecita e incontrollata di materiale radioattivo, stoccaggio delle scorie per lungo periodo.
Il Fisico ha poi evidenziato alcuni vantaggi: le centrali, rispetto ad altre forme di energie alternative quali i pannelli fotovoltaici e le pale eoliche, richiedono una superficie limitata, dell'indice di un Kmq, rispetto ai 10 necessari per le altre forme citate.
Considerando poi i pro e i contro della fissione e della fusione, la prima è caratterizzata da un'ottima densità di energia, la produzione di gas serra è minimizzata, ma tuttavia sono necessarie misure di sicurezza superiori alla media per evitare incidenti con rilascio di radioattività e il rischio della proliferazione nucleare. Inoltre i processi autorizzativi sono molto lunghi. La fusione, invece, è molto pulita, non produce scorie radioattive, non pone problemi di proliferazione, ma per poter arrivare a livelli di produzione di energia utile, ci vorrà ancora molto tempo.