C'è un debito, anche se puramente psicologico, all'origine dell'ultima fatica di Andrea Catalani. Creditore niente meno che il commissario tecnico azzurro Luciano Spalletti.
“L'ultima volta che lo vidi - spiega l'autore - lasciai lo stadio “Alberto Picco” mentre lui dispensava strette di mano, pacche sulle spalle e mezzi abbracci a destra e a manca, che fosse a dirigenti dello Spezia o giornalisti oppure semplici tifosi. Non a me, che nemmeno mi avvicinai, pensando che giammai avrebbe potuto ricordarsi del sottoscritto. Solo molto più avanti, documentandomi onde procedere a quest'opera, sono giunto alla consapevolezza di quella umiltà del soggetto che evidentemente (mi avesse riconosciuto o no) avevo sottovalutato".
Se così fu, spero con questo libro di sdebitarmi, cosi termina il prologo di "Luciano Spalletti...dalla Spezia" in cui l'aneddoto è narrato. Ne è scaturito un prodotto veloce, simpatico e divertente, in cui ogni capitolo è riservato a un personaggio che ha conosciuto Spalletti da distanza molto ravvicinata.
Nella stragrande maggioranza suoi compagni di squadra fra il 1987 e il 1989, anni di un buon Spezia nell'allora Serie C, ma ci sono pure Stefano Mei e lo “speaker” per antonomasia del “Picco” Federico La Valle.
Veterani e giovanotti. Stelle locali e gregari. Spezzini e meridionali.
Vi si mescolano episodi di umorismo ad altri di gran cameratismo o persino umanità. Dall'armadio in cui si era nascosto Boggio all'abbraccio col presunto nemico Casilli. Da gavettoni e spinte in mare ai caffè di casa Tacchi. Dal consiglio di Borgo di pitturare di bianco la macchina a quello di Grasso di non ritirarla di venerdì. Dalle risate in tv allo “spogliatoio” che si formava intorno a un mazzo di carte.
Di tutto e di più in questo centinaio di pagine edite dalla casa editrice spezzina Il Filo di Arianna con cui Catalani è alla quarta pubblicazione di calcio, perché nei quattro anni trascorsi da Luciano alla Spezia, come Andrea sostiene nella seconda di copertina, sembra starci l'infinito coi suoi dintorni.