Il giro di presentazioni del libro di Dino Grassi “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”, curato da Giorgio Pagano, ha fatto tappa anche a Framura.
La serata è stata introdotta da Nicola Caprioni, presidente del Circolo Pertini, che ha ricordato le tante qualità di Dino Grassi: “Era una persona austera, sobria, schiva, che ha dedicato la sua vita alla lotta per la dignità del lavoro. A Sarzana lo ricordiamo come “l’assessore della partecipazione”, che realizzò le aree verdi in ogni quartiere con il coinvolgimento dei cittadini. Colpisce, nel libro, il suo amore per la cultura e il sapere: gli servirono non solo per essere un operaio provetto ma anche per essere un operaio libero”. La memoria di Grassi, ha concluso, ci insegna che la “lotta per la dignità del lavoro è più attuale che mai, basti pensare alla situazione di tanti operai della cantieristica, veri e propri ‘nuovi schiavi’”.
Il richiamo all’oggi c’è stato anche negli interventi del pubblico e in alcuni passaggi dell’intervento di Giorgio Pagano: “I redditi reali lordi delle famiglie sono sei punti al di sotto di quelli del 2008, mentre in tutta Europa si sono recuperati oltre dieci punti. Anche per l’occupazione siamo gli ultimi in Europa. E aumentano, tra gli occupati, le persone che hanno lavori poveri, discontinui, part-time, mal pagati, in nero. Così come aumentano le morti sul lavoro”.
Il merito del libro di Grassi, ha affermato Pagano, è averci ricordato che “esiste ancora la questione sociale”.
Il finale è stato dedicato alle parole dello stesso Grassi:
“Avevamo obiettivi giusti, saranno stati sogni… Ma abbiamo cambiato in meglio la condizione operaia. Poi abbiamo sbagliato a spegnere le speranze. Abbiamo cominciato a dare, a rinunciare. Dobbiamo invertire la rotta… La vera casta è quella economica, le ricchezze enormi accumulate in poche mani… Serve una ripresa di consapevolezza. Quelli che stanno male ci sono sempre. Gli incidenti sul lavoro, la salute cosi sotto attacco… E’ una via crucis per i poveri. La classe operaia esiste ancora, e soffre. E’ derisa. Ma può essere ancora il motore della riscossa”.