Rigettiamo il Masterplan per l’isola Palmaria, presentato e acquisito dalla Cabina di regia ma non ancora passato in Consiglio Regionale per l’approvazione, poiché, compiendo scelte che hanno una valenza economico-politica e che avranno pesanti ripercussioni sul sociale, disegna un’isola modificata e artificiale. Si tratta di scelte dettate da una errata interpretazione del concetto di “valorizzazione”, interpretazione secondo la quale i beni culturali, e quindi anche quelli paesaggistici, sono paragonati a pozzi petroliferi da sfruttare. I beni culturali e la cultura in genere sono stati trasformati dalla politica in strumenti economici, in potenziali creatori di ricchezza e neppure per tutti, ma solo per potentati economici che stanno sempre più sfruttando ogni nostro bene comune.
Questo sta succedendo sull’isola Palmaria, in contrasto con la Costituzione Italiana che all’articolo 9 “tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione” e contro il parere di autorevoli costituzionalisti quali Paolo Maddalena che definisce i beni demaniali quali beni comuni “fuori commercio e in proprietà collettiva, e che, pertanto, sono inalienabili, inusocapibili e inespropriabili”.
L’isola Palmaria subirà invece una profonda trasformazione anche se, come viene costantemente ripetuto, non ci sarà un metro cubo di cemento in più. La trasformazione avverrà sia nella sua natura, con l’ampliamento delle zone coltivate in aree ormai da decenni boschive, sia nella proprietà che diventerà in gran parte privata con la vendita o la cessione per lungo tempo di numerosi immobili.
L’isola Palmaria non ha solo bellezze naturalistiche di grandissimo pregio, conserva anche testimonianze storiche che, se ben evidenziate, contribuirebbero alla presenza di un turismo culturale, consapevole e rispettoso, un turismo che non consuma i luoghi. Si pensa invece a un cambio di destinazione d’uso trasformando questi beni, o una parte di essi, in strutture ricettive. Con la realizzazione dello scenario fatto proprio dalla Cabina di Regia l’isola subirà un processo di banalizzazione e omologazione, sarà simile a molti altri “non luoghi” del mondo (“la Capri della Liguria”, ha fantasticato il presidente Toti) e perderà quelle caratteristiche che ne hanno fatto finora un luogo unico e speciale.
Associazione Posidonia