"Nel silenzio della notte risplende la luce della Natività. Gli angeli cantano e convocano i pastori perché vadano a vedere questo grande mistero. Maria custodisce tutto nel suo cuore di madre. Giuseppe vigila attento sulla sua sposa e sul bambino appena nato. Questa è la scena che, fedelmente, la tradizione ripropone nel presepe.
Siamo di fronte all’evento decisivo della nostra salvezza, il Figlio di Dio si è fatto uomo. In ciò si manifesta pienamente la gratuità di Dio, la sua misericordia, la sua provvidenza. In Cristo, infatti, non solo ci viene offerta la salvezza, ma anche rivelato il senso profondo della nostra vita. Tutti, infatti, siamo chiamati ad essere figli di Dio, ad essere santi: ed essere santi vuol dire essere in comunione con Dio.
Subito possiamo comprendere come questa comunione provenga da un dono che il Padre celeste fa a tutti noi. Nel contempo però non possiamo dimenticare la realtà della fragilità della nostra vita. L’eredità del peccato originale ha segnato in modo significativo ogni uomo, ma la grazia della salvezza portata da Cristo, nel battesimo, ci permette di divenire figli di Dio. Possiamo così riscoprire a pieno la nostra vita come una vocazione, ovvero una chiamata. Non siamo frutto del caos eterno ma proveniamo dal cuore stesso di Dio che ci ha pensato, voluto, creato e salvato.
Siamo chiamati personalmente da Dio ad una salvezza non solo ricevuta, ma condivisa, un prendersi cura gli uni degli altri. Accogliere Gesù come Figlio di Dio e salvatore apre il cuore dell’uomo anche ad una responsabilità più grande: non solo non ci estranea dalla nostra storia, ma ci immerge nella realtà in cui viviamo affinché ognuno possa essere portatore di quella luce che ha ricevuto.
A tal proposito, anche quest’anno ho avuto la possibilità di visitare un grande numero di realtà lavorative presenti in Diocesi e incontrare persone e istituzioni. Ancora una volta ho toccato con mano le speranze, le preoccupazioni presenti nel tessuto produttivo e lavorativo della Provincia. Ho però soprattutto potuto constatare la volontà di andare avanti, non lasciarsi scoraggiare, non arrendersi, facendo ancora prevalere la speranza, la responsabilità e la competenza.
Il mistero del Natale diviene così evento di salvezza ed evento di comunione nuova. Le barriere vengono superate. Attorno alla scena della natività troviamo i pastori, i magi - grandi sapienti dell’Oriente - la gente del popolo ... Già nel mio primo messaggio per il Natale del 2012 avevo scritto: «Proprio in momenti come quelli che la nostra storia sta attraversando ... abbiamo bisogno di riscoprire ... la capacità di farci dono per gli altri e di saper accogliere gli altri come dono. A volte questo è faticoso, altre volte rimane non compreso, ma tutto ciò non deve scoraggiarci: nessuno di noi è così povero da non poter donare un po’ di se stesso - del proprio tempo, dell’attenzione all’altro nella vicinanza, nel perdono, nella carità sincera - e nello stesso tempo nessuno è così ricco da potersi permettere di dire agli altri “non ho bisogno di voi”». Ritengo in questo Natale di poter proporre nuovamente questo pensiero e meditarlo di fronte al presepe, per poi concretizzarlo nella vita di ogni giorno.
Concludendo questo messaggio, mentre mi affido alle vostre preghiere, assicuro il mio personale ricordo per voi al Signore e invoco su ciascuno una particolare benedizione nella luce e nella pace di Betlemme".
Il Vescovo Luigi Ernesto Palletti