Eccellenza, qual è il ricordo più bello della sua lunga attività al servizio della Santa Sede?
Ricordi ce ne sono tanti, è il privilegio di aver vissuto una vita lunga. Da un punto di vista panoramico direi la Nuova Zelanda e le Isole del Pacifico, era il 1974 e fu il mio primo incarico da Nunzio Apostolico. Ricordo una natura incontaminata, l'Oceano sterminato e la semplicità degli abitanti che mi fece ricordare i racconti dei primi esploratori europei. Da un punto di vista della mia attività diplomatica direi forse la Colombia; in particolare la visita di Giovanni Paolo II del 1986 durante quale cessarono tutti i conflitti nel Paese – i sette giorni bianchi – furono un momento molto intenso ed emozionante.
Lei è stato prelato del Sovrano Militare Ordine di Malta dal 2001 al 2015. Cosa ci può dire di questa esperienza?
Una volta lasciato l'incarico di nunzio apostolico in Olanda fui chiamato, anche abbastanza inaspettatamente, a ricoprire il ruolo di prelato dell'Ordine di Malta. Ricordo molto bene la telefonata del cardinale Angelo Sodano che mi annunciava la nomina. Io avevo una conoscenza abbastanza superficiale dell'Ordine, ma da subito imparai ad apprezzarne lo spirito. Si tratta di un Ordine antichissimo, risalente ai cavalieri Ospitalieri, il cui motto è costituito dalle parole latine "tuitio fidei et obsequium pauperum", ovvero difesa della fede e servizio ai poveri. La difesa della fede, oggi intesa nel senso della testimonianza, garantisce la caratterizzazione spirituale dell'Ordine, mentre il servizio ai poveri e agli ammalati si attua nelle tante opere e iniziative di concreta solidarietà dei cavalieri, delle "dame" e dei volontari. Si tratta di un servizio ininterrotto nei secoli, molto efficiente anche in caso di gravi emergenze internazionali: in occasione del grande terremoto di Haiti del 2010, ad esempio, l'Ordine diede prove eccellenti.
Pur avendo viaggiato così a lungo lei rimane comunque molto legato alla sua terra d'origine, la Val di Vara e in particolare a Sesta Godano...
Certo, il legame è molto stretto ed io ritorno tutti gli anni ad agosto per riaprire la casa di famiglia. Qui ci sono le mie radici, le persone che ho conosciuto da giovane (poche ormai perché sono molto vecchio e le generazioni si sono succedute) e la chiesa madre.
(testo di Vimal Carlo Gabbiani)