Nella gioia di essere cristiani_
La gioia pasquale dell'essere cristiani deve trasparire da tutta la nostra vita. È la gioia di chi è cosciente che Cristo è morto per noi, per tutti noi; di chi accogliendo il Vangelo come vera e concreta novità di vita non si lascia intristire, né dalla violenza, né dalle proprie fragilità o dai propri peccati, perché con umiltà pone la sua vita nelle mani di Dio per poter così essere risanato. La gioia di chi comprende che Cristo non toglie nulla alla nostra umanità; di chi accoglie Dio che si rivela in Gesù Cristo, e viene così condotto a conoscere il mistero del cuore stesso di Dio e del senso profondo dell'uomo.
Professiamo la nostra fede_
All'inizio della Quaresima, rifacendomi alla grande pagina del Vangelo di Matteo (6, 1-6.16-18), avevo chiesto di prendere in seria considerazione la preghiera, la carità, il digiuno. Ora, anche alla luce del continuare cruento delle persecuzioni di tante donne e uomini - solo perché cristiani - ritengo doveroso invitare tutti a rinnovare insieme la Professione della nostra Fede, ponendo in particolare l'attenzione sui due misteri che nella loro essenzialità danno anche chiara identità al nostro credere.
Nel mistero di Dio che è comunione e amore_
Gesù Cristo insegna con fermezza che «Dio è l'unico Signore» (Mc 12, 29), ma nel contempo ci svela che questa unicità non è un mistero di solitudine, bensì di comunione. Proprio Lui, l'unigenito Figlio di Dio, ci manifesta il volto del Padre che è nei cieli e con il Padre ci fa dono dello Spirito Santo. Egli rivela così la comunione delle Tre Persone che dall'eternità è presente nel cuore dell'unico Dio (cfr. Gv 1, 18). Nella pienezza della rivelazione, infatti, Dio manifesta soprattutto se stesso, la sua intimità, fino a farci comprendere, con l'apostolo Giovanni, che Egli «è amore» (1Gv 4, 8). È dunque fondamentale, per chi si professa cristiano, credere nel Dio uno in tre persone. Questo mistero si rivela costitutivo anche per l'uomo. Questi, fin dalla creazione, ci è presentato dal libro della Bibbia come pensato e voluto ad immagine e somiglianza di Dio (cfr. Gen 1, 26-27): come realtà di comunione e di amore.
Nel Figlio, incarnato, morto e risorto per la nostra salvezza.
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3, 16). In Gesù il Padre ci ha detto e ci ha dato tutto. Non dobbiamo attendere nessun altro redentore, perché Egli, facendosi uomo e venendo ad abitare in mezzo a noi, ha portato a compimento, innalzato sulla croce, l'opera della salvezza. In lui si è compiuta la Rivelazione e ci è stato manifestato il volto del Padre che è nei cieli: «chi ha visto me, ha visto il Padre» (Gv 14, 9). In Lui siamo stati accolti in una relazione nuova: «Non vi chiamo più servi... ma vi ho chiamato amici» (Gv 15, 15). Nella Sua morte in croce ha compiuto il sacrificio della nuova ed eterna alleanza. Nella Sua resurrezione ha aperto il mondo ad un futuro nuovo, fondato sulla Sua promessa di vita eterna e sulla garanzia della Sua presenza: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28, 20).
Riaffermiamo pertanto il nostro Credo_
Siamo dunque chiamati, come membra vive della Chiesa, a professare la fede in un unico Dio, accolto come mistero di comunione e di amore nella Trinità delle persone: Padre, Figlio e Spirito Santo.
Siamo altresì chiamati a proclamare Gesù, Cristo e Signore, vero Dio e vero uomo, nato da Maria, crocifisso e risorto per la salvezza di tutti.
Rinnoviamo, dunque, non solo nelle nostre Chiese ma in ogni casa e in ogni famiglia questa professione di fede e insieme invochiamo che la luce della Pasqua possa essere conosciuta e accolta da ogni uomo.
Chiediamo al Padre il dono della pace e della perseveranza, soprattutto per quei fratelli nella fede che, nell'oggi della storia, sono chiamati a dare testimonianza con la loro vita del Credo che insieme professiamo.
Su tutti noi scenda la benedizione e la gioia del Signore risorto.