« L'irruzione del Dio vivente nella vita dell'uomo è l'inizio dell'esperienza di fede»: lo ha detto monsignor Corrado Sanguineti, pro-vicario generale della diocesi di Chiavari, aprendo ieri l'altro alla Spezia la sua riflessione per il clero diocesano in vista e come supporto di preparazione dell'Anno della fede.
Monsignor Sanguineti ha ricordato come l'Anno della fede sia stato indetto dal Papa «non solo per celebrare il duplice anniversario del cinquantesimo del Concilio Vaticano II e del ventennale del Catechismo della Chiesa cattolica, ma come risposta ad una situazione drammatica che vive la Chiesa ed in particolare, nel nostro mondo occidentale di antica tradizione cristiana, una situazione che rappresenta una sfida ed una prova: sfida e prova che ci chiedono di ritornare all'essenziale della fede, e di ripensare anche la nostra azione pastorale in termini di nuova evangelizzazione». In tale contesto, il relatore si è soffermato su due figure bibliche la cui testimonianza risulta, oggi come sempre, di particolare importanza: la figura di Abramo, «l'uomo dell'ascolto obbediente e fiducioso nei confronti di Dio» e la figura di Maria, «prima discepola di Cristo e pellegrina nella fede». «Guardare a loro - ha detto il relatore - immedesimarci con i passi del loro cammino, ci permette di riprendere gli elementi essenziali della nostra esistenza di credenti, riconoscendo sempre di nuovo il primato dell'iniziativa del Signore e l'intreccio profondo che si stabilisce tra la libertà di chi crede e il dono gratuito del Dio vivente». Monsignor Sanguineti ha concluso richiamando «un rischio, quello di ridurre l'Anno della Fede ad una moltiplicazione d'iniziative, che alla fine ci lasciano più stanchi e delusi di prima». In realtà, «la fede non nasce dalle iniziative ma nasce o rinasce per la grazia di un incontro e di una parola, carichi di bellezza e di promessa per la vita».