Il vescovo si è riferito in particolare ai temi del lavoro e della libertà religiosa. «Giuseppe, uomo mite e laborioso – ha detto monsignor Palletti – diventa per ognuno di noi segno di quella umanità che è chiamata a collaborare al grande progetto della creazione. Come non sentir riferite anche a lui le parole della Genesi, quando Dio, rivolgendosi al primo Adamo, gli aveva affidato una consegna: lavorare, soggiogare e governare la terra, come fedele custode del creato. Dunque un lavorare che va ben oltre il doveroso ed onesto sostentamento della vita, per spingersi invece in quella direzione di valori che permettano all'uomo di crescere realmente verso la pienezza, non solo operando responsabilmente, ma anche potendo trasmettere un patrimonio così prezioso alle future generazioni. Come non rivolgere lo sguardo a Lui per invocare che una tale ricchezza non vada perduta né sciupata! ... Certamente ognuno dovrà agire secondo le sue proprie competenze e responsabilità, ma tutti dobbiamo farci carico di una realtà così fondamentale. Il lavoro, oggi più che mai, è una delle urgenze primarie, bene necessario per la coesione della vita sociale, per una serena integrazione e, non ultimo, per conservare e tramandare sia un patrimonio di esperienze e di competenze maturate negli anni, sia la presenza dei giovani, realtà fondamentale per lo sviluppo e per la crescita della città. Affidiamo dunque all'intercessione di San Giuseppe questa particolare intenzione, strada portante per una vera dimensione di dignità e umanità di vita». Il vescovo, riferendosi al tema della libertà religiosa, ha poi aggiunto tra l'altro: «Come non ricordare quest'uomo, costretto a fuggire di fronte alla persecuzione di Erode, proprio oggi che questa sorte viene drammaticamente ancora condivisa da molte persone che si vedono private del diritto alla libera manifestazione del proprio credo religioso! E proprio in questo contesto non possiamo dimenticare la moltitudine di nostri fratelli nella fede perseguitati e uccisi solo perché cristiani. Ciò a cui stiamo ogni giorno assistendo manifesta infatti una vera e propria barbarie, che, come ci ha ricordato il Santo Padre all'Angelus di domenica scorsa, il mondo cerca di nascondere. Il nostro pensiero ovviamente non può far a meno di rivolgersi anche alle vittime dell'attentato che proprio ieri, a Tunisi, ha provocato la morte di ventidue persone e il ferimento di molte altre». Monsignor Palletti ha così concluso: «Affidiamo al nostro Santo Patrono una particolare preghiera di intercessione. Chiediamo a Lui, che è stato posto a fianco del Signore Gesù partecipando alla grande paternità di Dio, che sia anche per noi, membra del suo corpo, che è la Chiesa, custode fedele. Chiediamogli che mai manchi l'onesto lavoro, soprattutto per i nostri giovani. Chiediamo che interceda presso Dio perché sia concesso il dono della pace al mondo intero. Preghiamo perché il cuore dei violenti sia trasformato dal bene e tutti possiamo camminare sulla via della luce e della vita. Chiediamo che la via del dialogo possa realizzarsi concretamente ed efficacemente».