Come fare perché la Cresima non diventi l'ultima tappa nel cammino di fede? Come mostrare che una vita senza Dio è una vita vuota, triste, senza orizzonte? Come rispondere al bisogno di sicurezza, stabilità, benessere, felicità, amore dei ragazzi?
E, ancora, come contrastare quella che il Papa definisce la "globalizzazione dell'indifferenza" che ci porta a pensare solo a noi stessi senza accorgerci di chi ci sta accanto, che ci porta ad "abituarci" alla sofferenza dell'altro tanto che diventa un qualcosa che non ci riguarda, non ci interessa? La necessità pastorale ed educativa di rispondere a queste domande, forse provocatorie, ma tanto attuali, ha spinto alla Spezia le suore Figlie della carità di San Vincenzo de' Paoli a promuovere "i sabati della Carità". Iniziati con il gruppo del post–cresima e delle scuole superiori all'interno di una prima parrocchia, i "sabati" sono diventati l'espressione della preziosa collaborazione di cinque parrocchie del centro cittadino:
Santa Rita, Sacro Cuore, Santa Maria Assunta, Santi Giovanni e Agostino, Rebocco. Hanno poi partecipato altri ragazzi e ragazze, già studenti alla "Pia Casa di misericordia" e privi di parrocchie di riferimento. In cosa consistono i "sabati della Carità" ? Durante l'anno, alla "Pia Casa", le suore incontrano i ragazzi ogni quindici giorni, il sabato. La cadenza quindicinale intende lasciare due incontri formativi al mese all'interno della parrocchia di appartenenza, per non perdere il legame con la propria comunità ed anzi suggerendo l'idea di essere "inviati" dalla stessa. Ragazzi e ragazze arrivano intorno alle 17 per un primo momento di gioco, di dialogo e di merenda insieme. Dopo la preghiera, ha inizio il nodo centrale della giornata, il "servizio ai poveri". In realtà, forse, non dovrebbero essere chiamati poveri, per cui si preferisce chiamarli "fratelli" o "amici". Fatto sta che il gruppo lascia la "Pia Casa" ed esce per le strade. Mentre i ragazzi più grandi delle scuole superiori, a piccoli gruppi di due o tre, effettuano visite a domicilio ai "nonni", anziani soli, e ad alcune famiglie in difficoltà per la consegna del pacco viveri, i giovanissimi del "dopo Cresima" si mettono in cammino per le strade del centro, con alcune suore. E lì incontrano, dialogano, si confrontano con le persone costrette dalla vita a mendicare, a rinnegare se stesse, a perdere la speranza. Magari a un crocicchio, all'ingresso di una chiesa, in un angolo ignorato della città. Questo impegno si traduce in cinque punti: cercare, piegarsi, chiedere permesso, guardare negli occhi, lasciarsi trasformare. Dopo le 19, la giornata prosegue con un momento di formazione in chiesa e poi con una pizza tutti insieme. Questo è un punto di forza perché risponde al bisogno grande degli adolescenti di parlare, di essere ascoltati e soprattutto di stare insieme in modo vero e vivo, non "virtuale". L'iniziativa, che è insieme di catechesi, di missione e di solidarietà, coinvolge anche i parrocchiani. Una volta al mese si tiene infatti nelle parrocchie coinvolte la "Domenica della Carità", con la raccolta degli alimenti che verranno distribuiti poi nei sabati successivi. L'esperienza è stata davvero positiva, e ha dato ai ragazzi del "dopo Cresima" l'occasione di collegare l'insegnamento ricevuto per il Sacramento con una testimonianza vera e indelebile di vita vissuta. Una grande festa, l'altro sabato, ha concluso la "stagione", con l'impegno forte a ritrovarsi tutti in autunno per riprenderla. Insieme ai parroci, c'è stata la presenza, gradita e importante, del vescovo Luigi Ernesto Palletti. A nome di tutti, possiamo dire davvero "Grazie" alle suore vincenziane e, insieme a loro, ai ragazzi ed alle ragazze che hanno voluto dimostrare il valore fondativo di un Sacramento così importante.