«Quando noi guardiamo a una figura di santità, una santità amata, condivisa e che ha segnato profondamente un periodo storico non facile, dando una luce grande al cammino storico della Chiesa, noi vediamo anzitutto l'opera della Parola di Dio. Il santo, prima ancora di essere colui che osserva la Parola, è colui che viene modellato dalla Parola».
Sono state questi, lunedì scorso, i concetti sui quali il vescovo Luigi Ernesto Palletti ha modellato l'omelia alla Cerreta di Carro, luogo natale di Antonio Gianelli, nel giorno della festa annuale del santo vescovo di Bobbio, vissuto tra il 1789 e il 1844. Alla Messa, svoltasi all'aperto sotto la tenda eretta dalle suore Gianelline e seguita dalla processione, hanno preso parte numerosi sacerdoti della Val di Vara, terra della quale Gianelli è patrono. E' stata la prima volta che monsignor Palletti ha potuto presiedere la festa dal suo ingresso in diocesi: lo scorso anno, infatti, tutto dovette essere annullato per l'inclemenza del tempo, che ora invece ha "regalato" una bella giornata primaverile, caratterizzata da un grande afflusso di fedeli. Il vescovo ha proseguito mettendo in risalto come la "chiamata" cui i santi hanno risposto nella loro vita riguardi in realtà tutti noi: «E' la Grazia che compie sempre il primo passo, altrimenti nessuno di noi potrebbe muoversi verso il cammino della santità. Questo primo passo, però, va sempre assecondato. Una volta che il Signore ci ha reso capaci di dire il nostro sì, dobbiamo dirlo. Gianelli ha saputo fare questo: assecondare la Grazia di Dio all'interno della propria esistenza in modo che quella Parola, che lo aveva già illuminato e indirizzato verso un orizzonte nuovo, potesse diventare il motore autentico della sua esistenza». Un pensiero particolare, poi, alla figura di Gianelli come vescovo, "pastore del gregge": «Egli non ha guardato solo alla sua santità, ma a quella del suo popolo. Questo è un passaggio importante: non solo procurare di essere santi, ma preoccuparsi che i fratelli siano santi... Forse è difficile pensare di diventare santi; però dobbiamo farlo. Ma non dobbiamo dimenticarci di fare santi gli altri ... Non possiamo accontentarci di arrivare da soli al regno dei cieli, dobbiamo arrivarci insieme».