Siamo perfettamente consapevoli che contratti di lavoro e pensioni non sono materie propriamente ordinistiche, anche se naturalmente interessano sempre- e riguardano in pieno- anche chi è coinvolto, in prima persona, nella gestione di un Ordine delle professioni sanitarie: vista la condizione di professionista, lavoratore e, in moltissimi casi, dipendente del SSN.
La nostra preoccupazione in merito ai contenuti della possibile riforma pensionistica è alta: lo è per i nostri diretti interessi, che andrebbero ad essere colpiti- in particolare- per i più anziani in attività, che potrebbero ''salvarsi'' dal peggioramento della fruibilità pensionistica uscendo dal mondo del lavoro adesso, entro la fine dell'anno.
Ma, ed è per questo che interveniamo come Ordine, la preoccupazione è molto alta per gli stessi motivi espressi da alcune sigle sindacali mediche: la sola speranza di non subire (troppe) penalizzazioni da questa manovra, se sarà confermata nei suoi contenuti, è - appunto- quella di mettersi subito in pensione (per chi ha naturalmente maturato i requisiti, o sta per farlo).
In uno scenario dove medici ed infermieri sono diventati ''merce rara'', è chiaro che questa opzione renderebbe ancora più grave la situazione in determinati contesti e settori che già oggi faticano a vedere, attivi e operativi, questi profili professionali nei numeri previsti e attesi.
Il risultato è ancora una volta penalizzante non solo per chi lavora, ma anche per chi ha le ricadute di questo impegno: i malati.
Infine, una considerazione molto minima: ''pacta sunt servanda'', si diceva un tempo: i patti devono essere osservati.
Andare a cercare i contributi versati prima della Riforma Dini del 1995, che portò le pensioni ad essere da retributive a contributive, pare davvero troppo, qualcosa che può minare il rapporto di fiducia verso le istituzioni, le stesse che a suo tempo hanno varato queste riforme.
L'auspicio è che tutti coloro che siedono ai tavoli decisionali tengano in considerazione questa situazione, molto pericolosa per il già precario equilibrio del nostro Servizio sanitario nazionale.
Francesco Falli
Presidente OPI La Spezia
Ordine delle professioni infermieristiche