Gino Patroni è nato a Montemarcello il 9 novembre 1920 e deceduto in ospedale, alla Spezia, nel reparto di chirurgia generale il 7 gennaio del 1992. Chi scrive, fra gli altri che verranno, le righe di questo ricordo ha ancora oggi il rammarico di avere appreso per caso della sua presenza in ospedale in quei giorni, e di non aver voluto portare un saluto e un pò di conforto per non disturbare, senza immaginare che non ci sarebbe più stata l'occasione. Dimostrando così di non aver capito nulla della grande frase patroniana: la vita è bella e scarso l'avvenir (titolo di un'opera del 1988).
Patroni era un personaggio speciale, e Spezia grazie a lui è stata citata più volte in testi e raccolte anche di altri Autori. Chi è stato Gino Patroni è presto detto: un Grande Innamorato di Spezia, che diceva (e scriveva) cose come: "Adoro Milano, in particolare la sua stazione: lì ci sono i binari da dove partono i treni che mi riportano a Spezia".
E' stato scrittore e collaboratore, come giornalista, de Il Secolo XIX; ha scritto tantissimi aforismi, epigrammi, cose rapide e cose più strutturate; di sè Gino amava dare questa definizione: «Classe di ferro arrugginita alla svelta, mezzo geometra (per studi abbandonati), maestro elementare intero, con sette anni di liceo classico (impiegato in segreteria), già prigioniero in Germania, liberato dai francesi di Ledere e subito rifatto prigioniero per il coup de pòignard fascista del 1940, poi travet statale, giornalista professionista, depresso endogeno e indigeno (siccome vive alla Spezia, base navale e banale), abita di preferenza al reparto neuro ma sovente si ricovera a domicilio». Tra le numerose leggende mescolate a verità, un attacco subito da Salvatore Quasimodo che vedeva in "Ed è subito pera" del 1959 una parodia feroce, ma molto concreta, del suo celeberrimo e pluripremiato "Ed è subito sera".
Frequentatore fisso del Bar Peola di Via Chiodo, al punto che oggi una targa lo ricorda agli attuali avventori di un locale decisamente differente, ha lasciato traccia in moltissimi calembour, nonsense e giochi di parole con le quali, appunto, aveva la capacità di giocare con reale genio, trasformando frasi famose in fulminanti (altre) verità, come nella composizione:
INFARTO IN TRATTORIA
Verrà
la morte
e avrà
i tuoi gnocchi
Per il mitico Oreste del Buono, Gino è stato uno degli uomini più reattivi del mondo... L'esercizio della freddura, della battuta, dell'aforisma, dell'epigramma non è praticabile senza la prontezza di riflessi che, a suo modo, non è solo una dote, un vantaggio, ma anche un rischio, a volte addirittura un danno. Si è detto di Gino Patroni che preferiva perdere un amico piuttosto che una battuta. Ma non per superficialità nei confronti dell'amico, quanto perchè amava le battute geniali al punto di doverle far vivere al momento giusto, offrendo loro lo spunto e l'occasione dell'istante, spesso - appunto - non ripetibile.