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Il messaggio del vescovo per il Natale: “Chiedere il dono della pace” In evidenza

"Dalla grotta di Betlemme rifulge una luce nuova. Una luce che siamo chiamati ad accogliere e contemplare. Non possiamo rimanerne semplici spettatori"


«Si compirono per Maria i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia» (Luca 2, 6-7). Con semplicità ed essenzialità l’evangelista Luca ci introduce nel mistero del Natale.Come ogni anno, la memoria di questo evento viene ad illuminare il cuore e la nostra mente. È Natale perchè Gesù è nato per ognuno di noi, è entrato nella nostra storia, nello spazio e nel tempo degli uomini, ha preso la nostra umanità, la nostra fragilità. La sua è una venutà decisiva: egli viene come nostro salvatore: «Oggi è nato per noi un Salvatore, che è Cristo Signore» (Luca 2, 11).

Dalla grotta di Betlemme rifulge una luce nuova. Una luce che siamo chiamati ad accogliere e contemplare. Non possiamo rimanerne semplici spettatori. Inoltre la luce di Betlemme ci rimanda alla grande luce della Pasqua. Due eventi distanti fra loro decine di anni, ma nel contempo così vicini perché facenti parte di un unico progetto di salvezza. L’uno esige l’altro. Non vi sarebbe stata la Pasqua di risurrezione se Cristo non fosse nato, ma nel contempo la luce del mistero pasquale ci permette di comprendere appieno la grandezza e l’importanza del Natale. Siamo dunque chiamati a sostare davanti al Presepe con uno sguardo che da una parte contempla il Bambino Gesù nato e deposto nella mangiatoia, dall’altra fa sue le parole dell’apostolo Paolo: «Se anche abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non lo conosciamo più così» (Seconda lettera ai Corinti 5,16).

La contemplazione del Presepe imprime in noi, in tal modo, un dinamismo nuovo, ci rimanda al pieno compimento del mistero della salvezza e ci coinvolge personalmente. Infatti «se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove» (Seconda lettera ai Corinti 5,17). Quella luce che manifesta l’amore di Dio chiede di risplendere anche nella nostra vita, nella nostra testimonianza. Così come i pastori, i magi, il popolo sono accorsi con prontezza alla grotta, all’annuncio dell’angelo, così anche noi siamo chiamati a rileggere la nostra vita, le nostre giornate concrete in un senso nuovo: «Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove».

Nella gioiosa semplicità del Natale siamo chiamati a divenire sempre più discepoli semplici del Vangelo, sia pur nella fragilità del nostro cammino, e a ritrovare autenticità, coerenza e fedeltà. Sia dunque il Natale un momento di rinnovata speranza e di particolare impegno nella vicinanza, nella carità, nell’ascolto dei fratelli e delle sorelle. Molteplici sono le necessità materiali e spirituali, e si fa sempre più urgente chiedere al Signore il dono della pace, come anche di cuori generosi capaci di accoglierla e costruirla giorno per giorno con gesti concreti, preghiere e conversione personale. A tutti, dunque, i più cari auguri e il ricordo nella luce di Betlemme.

Luigi Ernesto Palletti, Vescovo

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