Si sono svolti lunedì a Maissana i funerali di Vito Gianoni, spentosi alle soglie del secolo di vita: avrebbe compiuto cento anni il 27 ottobre. Il rito funebre è stato celebrato dall’arciprete don Alessandro Celotto e da don Mario Perinetti, cappellano dei partigiani cristiani. Gianoni era infatti uno degli ultimi partigiani cristiani viventi. Nel 1943, lasciato il seminario di Chiavari, si era unito infatti alla brigata partigiana “Coduri”, divenendo comandante di distaccamento con il nome di battaglia di “Mais”. Quando poi nel 1944 i partigiani riuscirono a liberare per alcune settimane l’alta Val di Vara, Gianoni fu nominato segretario di Maissana, con il compito di tenere i rapporti, non sempre facili, con una popolazione stremata dalla guerra e di organizzare le prime provvisorie elezioni.
Così, mancando del tutto le urne (il fascismo aveva eliminato ogni tipo di votazione per scheda), fece utilizzare i ... cappelli a larga tesa che allora portavano gli uomini: fu l’epopea, breve ma intensa, della Repubblica partigiana della Val di Vara, una pagina di storia spesso dimenticata. Nel dopoguerra, oltre a divenire funzionario dell’Ispettorato agricolo, militò a lungo nella Democrazia cristiana, sulle orme di Paolo Emilio Taviani, venendo eletto più volte consigliere provinciale e assessore ai lavori pubblici. Negli anni Ottanta fu invece sindaco di Varese Ligure.
Il legame con la Resistenza emergeva in lui sempre con lucidità e con forza: di grande rilievo fu il discorso che tenne il 4 agosto 1985 all’inaugurazione del monumento partigiano al passo di Centocroci, prima dell’oratore ufficiale Benigno Zaccagnini. Don Perinetti, prendendo la parola lunedì scorso, ha ricordato anche le sofferenze provate da Gianoni per la perdita prematura della moglie e del figlio. Alla figlia Gabriella, al genero e al nipote Andrea le nostre condoglianze.