Aveva 52 anni, una bambina piccola e una vita davanti l'operatore socio sanitario del San Camillo deceduto questa mattina a Genova a causa del Covid-19.
"Dopo numerosi e disperati appelli alla struttura, alle istituzioni regionali e alla Prefettura, non possiamo accettare questa morte sul lavoro come se fosse una tragica fatalità - dichiarano Mario Ghini e Riccardo Serri, rispettivamente segretari generali Uil Liguria e Uiltucs Liguria - La Uil si costituirà parte civile su questa assurda vicenda che è un esempio di come i soggetti citati hanno affrontato l'emergenza all'interno delle Rsa della Liguria".
"Abbiamo chiesto con forza - proseguono - che si mettesse mano alla mancanza di misure di sicurezza personale, lo abbiamo chiesto a più livelli ma gli operatori socio sanitari e gli ausiliari sono stati mandati al fronte disarmati. Qualcuno dovrà pagare per essersi girato dall'altra parte, ma in queste ore il timore è quello che la conta dei decessi tra gli OSS possa crescere. I medici e gli infermieri stanno facendo un grande lavoro, ma gli OSS che sono l'anello fragile della catena non vengono nemmeno contemplati tra la forza lavoro da proteggere e salvaguardare".
"Il nostro pensiero - concludono - vola alla famiglia del lavoratore deceduto e a tutte le famiglie che vivono l'ansia del contagio e della morte perché nei luoghi di lavoro non si pensa alla vita degli addetti ma a fare profitto sulla pelle dei lavoratori e degli ospiti".