Sconfitta amara per lo Spezia, non tanto per il risultato finale ma per come è maturata nel corso dei 95'.
Italiano salva la panchina ma non si salva dai cori impietosi del Picco che registra 10.500 spettatori di cui 1.219 in curva Piscina lato ospiti: a distanza di due stagioni ancora in astio verso l'ex "mister miracolo". Ma alla fine ha ragione lui, perché al termine di una gara aperta e combattuta ha trovato il guizzo del suo attaccante più criticato - Cabral - a seguito della conclusione velenosa dell'altro ex di giornata, quel Saponara che con la palla al piede sa sempre cosa fare.
Viola a 13, Spezia a 9, non è ancora panico perché le dirette avversarie in chiave salvezza non è che stiano facendo sfracelli, anzi. Ma lascia l'amaro in bocca la sconfitta al termine di una partita giocata bene, con testa, cuore e piedi, non sbloccata solo per la bravura di Terracciano nel primo tempo, e la situazione di inferiorità numerica negli ultimi minuti.
Unico appunto da fare a Gotti: ma perchè Strelec e non Verde al posto di Holm infortunato? Il giovane slovacco ha corso come un matto come sempre, ha tirato anche una volta (fuori), ma forse in una fase così delicata la maggiore esperienza di Verde poteva tornare più utile.
Spiace che Gyasi non abbia trovato il primo gol del campionato: il numero 11 ha giocato benissimo, creandosi le occasioni giuste ma la fortuna non gira dalle sue parti in questo periodo.
Nzola al contrario ha fatto il suo quinto centro in campionato, oltre alla solita prova muscolare e qualche buona giocata con Gyasi e Agudelo.
Alla fine, niente da rimproverare agli uomini di Gotti, solo il rammarico per punti persi malamente in campo questo pomeriggio, contro una Viola non irresistibile che ritrova fiducia e classifica dopo la vittoria di coppa.