Questo approdo positivo, che speriamo non sia in seguito vanificato dal prevalere di logiche miserabili tese solo a doppiare con pochi danni il prossimo biennio denso di varie consultazioni elettorali, non nasce a caso ma è la conseguenza di una spinta civile e democratica che proviene dai cittadini spezzini. Una spinta che proviene da un' antica avversione popolare ai gravami ambientali, sanitari e territoriali causati dalla centrale.
Ben più risolutive aspettative emergono oggi in conseguenza di eventi ed iniziative importanti, mai registratesi in passato a livello nazionale e comunitario. Nel 2017 il Governo recepì le direttive europee per l'energia, l'ambiente ed il clima adottando la “Strategia Energetica Nazionale”che assumeva come “obiettivo cardine”, per la prima volta in un documento governativo, l'impegno di abbandonare l'uso del carbone per produrre energia elettrica entro il 2025.
L'anno successivo l'Amministratore delegato di Enel, in un pubblico convegno dichiarò:” In Italia l'Enel ha ancora cinque centrali a carbone, di cui tre non andranno oltre il 2021 in termini di operatività, mentre per le altre due è prevista la chiusura nel 2025.” Precisò poi che le prime tre erano quelle di Spezia, Venezia e del Sulcis, mentre le ultime due erano quelle di Brindisi e Civitavecchia. L'insieme di questi fatti ha creato una legittima aspettativa nell'opinione pubblica che non deve né può essere ora disattesa: va dismessa la centrale a carbone e non va costruita quella a metano.
E' un fatto assai importante che il Consiglio Comunale sia oggi schierato su questo duplice obiettivo, ma non ancora sufficiente per sostenere un confronto con Enel che l'Azienda intende giocare su più tavoli istituzionali.
E' fondamentale che l'orientamento fin qui maturato sia condiviso anche dai Comuni limitrofi, ma soprattutto dalla Regione Liguria che per ora tace. Sarà anche necessario il dispiegarsi ulteriore della partecipazione popolare, senza la quale è difficile reggere una partita assai complessa.
Lo stesso Comune non può più limitarsi all'approvazione di “ordini del giorno”pur significativi ma poco influenti sui tavoli decisionali. Deve dotarsi di atti amministrativi e strumenti di diritto pubblico.
Nel frattempo però Enel e Ministeri si sono già attivati avviando la procedura, ai sensi di legge, per raggiungere l'intesa con la Regione Liguria, entro 180 giorni dalla presentazione della richiesta di autorizzazione, sulla base di un'inedita proposta di dismettere la centrale a carbone per sostituirla in quel sito con una nuova centrale a gas. E' evidente che Enel ha ritenuto percorribile questa ipotesi su cui richiede ora l'intesa con la Regione.
Auspichiamo che Regione Liguria argomenti il suo esplicito rifiuto, unitariamente al Comune della Spezia, ai Comuni limitrofi ed alla Provincia, ad aderire all'intesa richiesta da Enel precludendo così la conclusione del procedimento in corso.
Fermi per noi restano i principi di sussidiarietà, differenziazione, adeguatezza e di leale collaborazione per una nuova e diversa ipotesi di intesa che non coinvolga il territorio urbano del Levante spezzino.
In questo contesto si potrà efficacemente argomentare l'inammissibilità di far insistere all'interno del perimetro edificato urbano, caso unico in Italia, tra case, palazzi e quartieri una centrale elettrica a combustibili fossili, sia solidi che gassosi.
Si può comprendere che nella fase di riconversione energetica nazionale si possa o si debba anche ricorrere al metano come soluzione ponte o di accompagnamento ad un nuovo assetto fondato sul risparmio energetico e sulle fonti rinnovabili. Ma non a Spezia, non dentro una città perpetuando così un errore fatto alla fine degli anni '50.
Sandro Bertagna, Bruno Montefiori, Giorgio Pagano, Massimo Federici
già sindaci della Spezia