Ieri sera, sabato 23 novembre, in un teatro Dialma pieno e partecipe, è andata in scena “Io non sono come le altre”, terza opera teatrale di questo 2024 della scrittrice Emanuela Messina.
Non finisce di stupirci questa autrice feconda che non perde occasione per dare voce a situazioni “scomode” di cui la società tende a non parlare, perché, come diceva Wittgestein e a lei piace ricordare “Di tutto ciò di cui non si può parlare, bisogna tacere”.
“La bellezza ahimè sfiorisce e lascia sovente spazio a vecchiaia e malattie, alle quali, purtroppo, non si può porre rimedio se non con i protocolli di cura. Se a queste aggiungiamo anche il tradimento del compagno di vita di sempre, vengono meno i punti di riferimento di una vita intera” afferma un’emozionata Messina.
La trama è semplice, ma estremamente profonda: una donna che si ritrova sola per la prima volta nella vita, ed in procinto di effettuare cure aggressive, chiama un gigolò - non per il sesso - quanto perché “finga di amarla”. Unica scenografia un letto, luogo simbolico in cui passa tutta una vita, dalla nascita alla morte passando per l’amore, il riposo, il sesso, il nido, il rifugio sicuro, la famiglia. In questa camera si compie una grande trasformazione. Si perdono tutti punti di riferimento e se ne trovano di nuovi.
Una costante dell’autrice sono proprio i racconti “in formazione” dove un individuo inizia un percorso per arrivare alla meta completamente diverso, cambiato nella sua intima essenza, perché tutto è in divenire, nella vita. “Non si può cristallizzare la propria esistenza in confini ben delimitati, perché arriverà qualcosa o qualcuno che sovvertirà quest’ordine che ci siamo forzosamente dati, e manderò all’aria tutte le nostre certezze”. Messina racchiude tutto in una frase: “Prendi questa cosa come un’opportunità, non come una iattura”.
Bravi gli attori che sono stati capaci di rendere tutti i vividi colori di questo dramma: Antonella Rebisso nel ruolo della fragile e “spezzata” Margherita e Roberto di Maio nella parte del marito narcisista Stefano, attori teatrali già consumati che hanno calcato il palcoscenico più e più volte, ma anche il giovane Marco Cimmino, che ha rivelato una maturità espressiva non comune in relazione ai suoi trentatré anni in questo insolito ruolo di gigolò colto e psicologicamente maturo.
Si conferma così il talento di Emanuela Messina, non solo nella narrativa, ma anche nella sceneggiatura teatrale e nella regia, in temi di grande attualità ed importanza, con grande favore di pubblico. Anche questa piéce teatrale non è affatto “come le altre”.