In oltre 35 anni, quelli dalla maggiore età a oggi, sono stato iscritto a due soli partiti politici: prima il P.S.I di Bettino Craxi e poi, dopo il 1992, a Forza Italia divenuta PDL per ritornare successivamente F.I.
Con la fine della prima repubblica ho in sostanza seguito l’elettorato riformista che si è identificato nel progetto politico dell’uomo del fare: Silvio Berlusconi. Prima come simpatizzante, poi come militante, dopo, per dieci anni in consiglio provinciale e in consiglio comunale, sempre in opposizione, per giungere al ruolo di assessore con l’amministrazione Peracchini.
Credo che questo percorso abbia in se una forma di coerenza che si è manifestata ogni volta che, in passato, alcune sirene di governo locale hanno provato a convincermi della bontà di una nuova formazione politica.
Sulle pagine liguri del Il Giornale, per primo ho scritto che Giovanni Toti avrebbe corso per la presidenza della Regione Liguria con una possibilità vittoria, se pur, all’epoca, sembrasse ridotta. A questa possibilità non credeva nessuno se non gli amici più vicini. Quando mi è stata chiesta la disponibilità di candidarmi alle elezioni regionali del 2015 non ho esitato a offrire il mio contributo anche se di certo c’era solo che il seggio di Forza Italia, alla Spezia, non sarebbe scattato.
Giovanni Toti, che pur vantando come me esperienze nel Movimento Giovanile Socialista, non lo conoscevo personalmente. Incontrato a Fiumaretta lo trovai convincente sia nel merito che nel metodo con cui ha poi dimostrato di saper governare la Liguria. Una fiducia a pelle quindi, così come me quella che neppure due mesi dopo, nella primavera del 2015, gli hanno riconosciuto gli elettori liguri. In quattro anni credo di avergli fatto una sola telefonata, evidentemente non c’era alcun bisogno di sentirlo per condividerne le ragioni di un buon governo.
Oggi che Toti apre all’interno di Forza Italia nuovi orizzonti, dalla Liguria all’intero Paese, provo le stesse impressioni del 2015.
Quella sensazione “a pelle” che mi fa pensare che ancora una volta stia facendo la cosa giusta. Intanto avviare un dibattito che sia gli iscritti che gli amministratori di qualsiasi livello attendono da troppi anni, poi provare insieme ad altri a tirare qualche conclusione utile ai moderati.
E’ cambiato qualcosa rispetto a oltre quattro anni fa? Certo scenario politico che è ormai sempre più fluido e certo le dimensioni su cui misurarsi. Ma la volontà di Toti è sempre la stessa: mettersi in gioco per un interesse generale e superiore. Cinque anni fa era un eurodeputato appena eletto; perché sfidare la sinistra in una terra come la Liguria? I sondaggi in caso di ricandidatura alla presidenza delle regione per un secondo mandato lo danno oggi con un consenso di circa il 50% degli elettori, eppure Toti guarda avanti, non si ferma e mette la sua energia, le sue capacità, la sua concretezza, al servizio dell’elettorato moderato di cui ha bisogno il Paese. Ecco perché non ho alcun dubbio che a Roma giovedì sera Berlusconi, trovando in Toti il coordinatore insieme a Mara Carfagna, abbia fatto ciò che attendevano anche tanti che hanno una storia simile alla mia.
Paolo Asti