Se non ci fosse da piangere, ci sarebbe da ridere. C’è voluto un maxi-scandalo nella sanità spezzina, l’ultimo di una triste serie, perché anche l’assessore Viale si accorgesse della necessità in Liguria di una legge seria e chiara sul whistleblowing, che prevede una serie di tutele per i dipendenti che denunciano illeciti all’interno della pubblica amministrazione. Stupisce che ad affermarlo sia la stessa Giunta Toti che due anni fa esatti, dopo l’approvazione della legge sul whistleblowing in Parlamento anche con i voti di Lega e Fratelli d’Italia, bocciò in Consiglio regionale la mozione del MoVimento 5 Stelle per estendere il provvedimento su scala ligure. Il codice anticorruzione annunciato dall’assessore Viale è l’ennesima giravolta carpiata di una coalizione di centrodestra incoerente e in confusione totale, che agisce sull’onda dell’emotività e degli eventi, senza una vera e chiara direzione politica.
Ovviamente siamo favorevoli ad ogni misura in grado di contrastare il dilagante fenomeno della corruzione nella pubblica amministrazione, soprattutto in un settore delicato come la sanità, ma non possiamo non rimarcare il colpevole ritardo di questa Giunta. Se ci avessero ascoltato quando si era ancora in tempo, oggi la Regione avrebbe già in mano uno strumento efficace per la prevenzione e il contrasto dell’illegalità, senza dover ricorrere a sparate propagandistiche sulla stampa.
È questo il modello di governo che ha in mente Toti? Quello che rincorre gli scandali invece di prevenirli? Quello che chiude il recinto dopo che i buoi sono già scappati?
Andrea Melis
consigliere regionale MoVimento 5 Stelle Liguria