La chiamata ricevuta ieri mattina dal Capo Gabinetto della Prefettura lo ha posto davanti ad un atto compiuto e ha realizzato ciò che il Sindaco aveva, sino ad oggi, evitato.
Una Cooperativa di Pietrasanta ha comprato l'appartamento all'asta pochi giorni prima dell'avviso al Sindaco sul suo utilizzo; a De Ranieri solo l'opportunità, al momento, di esprimere la sua contrarietà.
"Un immobile non adeguato, in pieno centro storico, inserito in un tessuto urbano fragile, in un borgo che in inverno si svuota, e senza le sovrastrutture utili a servire queste persone che devono potersi muovere ed integrare. La cooperativa di Pietrasanta é lontana dal paese e dalla nostra realtà e non può certo seguirli come dovuto, non vogliamo un semplice "parcheggio di esseri umani" ma, eventualmente, una vera gestione sociale. Questo è solo un mercato di schiavi. Ho già incontrato la responsabile e protestato con il Prefetto, una comunicazione in tempo adeguato avrebbe consentito di valutare meglio, controllare l'immobile e preparare la popolazione. L'unico momento in cui questo Stato mostra il "pugno di ferro" è in queste situazioni, nessuna posizione in niente se non nell'imporre questo esodo di massa".
È arrabbiato il Sindaco, rinuncia alla sala riunioni preparata nel salone dell'Hostel Ameglia e preferisce parlare a braccio nel cortile, in mezzo ai cittadini, a voce pacata ma decisa, ascoltando i loro timori ed il loro nervosismo.
La paura è che non si fermeranno solo a 6 migranti, il Sindaco spiega che la quota media prevista dalla Prefettura è di 20 ospiti ma ancora in crescere, consapevole che strutture simili possono essere recuperate ancora.
"Questo con o senza SPRAR, linea già seguita ma che ci obbliga a cercare noi gli immobili, ad Ameglia abbiamo scarsa disponibilità alloggiativa e sia il CAS che lo SPRAR sono soggetti a chiara specifica aggiuntiva: "Fatto salvo eventuale soprannumero". Una formuletta studiata per lasciare ampia discrezionalità di numeri aggiunti, visto il continuo arrivo di migranti". De Ranieri prende atto della situazione e dell'obbligo che ne consegue: "Abbiamo queste persone, 6 poveri "disgraziati" che rimarranno qui per un tempo indefinito, voglio certezze per loro e per noi, certezze sull'adeguatezza della struttura (non ancora potuta verificare dal Comune), certezze sulla Cooperativa e sul corretto mantenimento degli ospiti. Ci obbligano a prendere in mano questa gestione per non rischiare che la situazione ci sfugga di mano. Non voglio brutte realtà come lo Zebra dove questi esseri umani sono ammassati senza nessun progetto reale.
Necessita una nostra risposta umanitaria, controllando aspetti sanitari ed igienici e seguendo passo passo questi ragazzi, dobbiamo rimediare alle inefficienze dello Stato, lo farò personalmente, giorno dopo giorno.
Dopo avere vagliato struttura e progetto avremo bisogno di persone, di volontari che seguino i ragazzi e li accompagnino ad un corretto rispetto della nosta comunità ed a giusta integrazione.
Lo Stato non mostra alcun interesse nel seguire "l'umanità" di queste persone, nè "l'umanità" delle comunità che si ritrovano a subire, dobbiamo sostituicsi noi a questo deficit".
I 6 ragazzi arrivano dalle classiche zone disastrate; due dal Senegal, uno dalla Costa d'Avorio, uno dal Mali e l'ultimo dal Burkina Faso.
Persone senza nome, come ribadisce il Sindaco, persone senza storia conosciuta, persone distribuite e abbandonate come oggetti, come le responsabilità delegate ad altri con indifferenza.
I cittadini intervenuti si fermano ancora a parlare con il Sindaco, c'è insoddisfazione e nervosismo.
Tra i presenti anche Claudio Pisani (Pd) e Andrea Moretti (FN) e Spartaco Baghi (Lega Nord), ovviamente tra i più arrabbiati.