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Buscema (IDV): "Dopo mozioni IDV ora interviene anche l’Europa per rispetto legge 194 sull’aborto"

Dopo che il Comitato Europeo ha bocciato la richiesta del Governo Italiano di dichiarare irricevibile il ricorso presentato dall' ong. International Planned Parenthood Federation European Network (Ippf En), la cui tesi è che l'alto numero di personale medico obiettore non garantisce il diritto delle donne ad avere accesso alle procedure di interruzione volontaria di gravidanza e quindi non garantisce il rispetto della legge 194,

è probabile che tocchi all'Europa indicarci quale dovrebbe essere la corretta applicazione di una nostra legge sul territorio italiano.

A 34 anni dalla sua approvazione la legge 194/78 , che ha rappresentato un delicatissimo equilibrio tra il diritto dei medici a svolgere la professione secondo la loro coscienza e quello delle donne ad interrompere la gravidanza nelle strutture pubbliche del Servizio Sanitario Nazionale, nell'ultimo periodo vede accrescere le difficoltà della sua applicazione a causa dell'aumento del personale che si appella all'articolo 9 , che prevede la possibilità per il personale sanitario di non prendere parte alle procedure e agli interventi relativi alla interruzione volontaria di gravidanza, avendo diritto di presentare istanza di obiezione di coscienza .

Nella risoluzione approvata nel 2010, l'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa segnalava la necessità di sviluppare regole chiare nell'ottica di garantire l'obiezione di coscienza dell'operatore sanitario all'interno di un quadro di "bilanciamento" con il diritto delle donne all'interruzione di gravidanza mostrando preoccupazione per l'assenza di regolamentazione dell'obiezione di coscienza , a danno della salute delle donne , in particolar modo quelle economicamente più deboli , con l'ulteriore rischio del ricorso all'aborto clandestino.

L'Italia dei Valori, che si batte quotidianamente per il rispetto dei valori umani , sociali e culturali, ha più volte chiesto al Governo il rispetto della legge 194 su tutto il territorio nazionale, la piena applicazione della legge a tutela dei diritti e della salute delle donne, la presenza in tutte le strutture sanitarie pubbliche di una percentuale non inferiore al 50% di personale strutturato non obiettore in maniera tale da garantire il servizio.

Vista la gravità del ricorso , il Comitato Europeo ha deciso di dargli precedenza e limitare i tempi a disposizione delle parti per la presentazione delle loro tesi sul merito.

Nel rispetto dei diritti del personale medico e del diritto di ogni donna alla determinazione del proprio futuro , auspichiamo che regole chiare vengano presto determinate.

Laura Buscema

Coordinatrice Provinciale IDV - Donne

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