"Apprendiamo dai media nazionali la notizia raccapricciante dell'amputazione di un arto subita da un capotreno, a seguito di un'aggressione sul luogo di lavoro.
Sul tema delle aggressioni subite dai lavoratori delle ferrovie abbiamo effettuato uno sciopero domenica 7 giugno.
Non possiamo fare a meno di notare due aspetti che hanno caratterizzato le due vicende dal punto di vista mediatico: nel caso dello sciopero citato si è voluto focalizzare l'attenzione, salvo rare eccezioni, esclusivamente sul disagio creato ai turisti; nel caso dell'aggressione subita dal capotreno a Milano, rischia di emergere soltanto il risvolto razzista dato dall'origine degli aggressori, tutti sudamericani.
Ciò che accomuna questi due eventi è la pressoché totale indifferenza rispetto all'unica questione realmente importante, ossia le condizioni di lavoro di chi opera sui mezzi pubblici, treni, autobus etc.
Le aggressioni che si sono verificate nel corso degli ultimi mesi e che ci hanno portato a proclamare lo sciopero domenica scorsa non riguardano soltanto extracomunitari, anzi, talvolta gli aggressori sono italiani: si tratta a volte di bande di minorenni che rientrano a casa dopo la discoteca, oppure utenti esasperati dalla qualità del servizio sempre più scadente, che sfogano selvaggiamente la loro rabbia su chi, in quel momento, incolpevole, rappresenta l'azienda.
Per una volta, ci piacerebbe che, anziché essere indirizzata verso gli aspetti sensazionalistici, quali il disagio dei turisti, o peggio, l'istigazione a sentimenti razzisti, l'attenzione fosse focalizzata sul vero tema: come si garantisce la sicurezza di questi lavoratori?
Quello che da tempo chiediamo, ignorati, sono maggiori controlli e più personale, almeno su quelle tratte nelle quali si sono verificati con maggior frequenza episodi di violenza contro i lavoratori.
Cos'altro deve accadere affinché l'Azienda prima ancora che le istituzioni si facciano carico del problema?"