Il piano del Governo, corretto in Parlamento grazie all'opera proprio di Damiano, prevede il contratto unico a tutele crescenti, l'assegno universale per chi perde il lavoro con l'obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare una proposta di lavoro. Ma soprattutto la modifica dell'articolo 18, escludendo il reintegro nei casi di licenziamento per motivo economico senza giusta causa. Secondo Renzi "l'articolo 18 prima rappresentava un ostacolo, ora non lo è più e la riforma del lavoro dovrebbe stimolare gli investimenti in Italia". Pieno consenso al premier è arrivato da Confindustria. Damiano, esponente della minoranza Pd, sostiene che in Parlamento "si è fatto un buon passo in avanti", "anche se non basta e se il Governo avrebbe fatto bene a non toccare l'articolo 18". Contrarietà, invece, da parte di Cgil e Uil, che hanno proclamato lo sciopero generale per il 12 dicembre. Contraria pure Sel e una parte della minoranza del Pd. Stefano Fassina, deputato, ha affermato che "la soluzione trovata non è soddisfacente" e che "rimane un intervento che fa arretrare le condizioni di lavoro", mentre "la parte che dovrebbe contrastare la precarietà è puramente virtuale e senza risorse". Per Alessandra Quarta, infine, "abbiamo bisogno di risposte politiche che non ci sono: la giungla di contratti non la tocca nessuno... non accettiamo la contrapposizione tra non garantiti e garantiti, a cui devi togliere tutele per riconoscerci diritti".