Parteciperò perché il digiuno è un atto politico contro una politica che ha fatto troppo poco per spegnere l'incendio del Medio Oriente e per promuovere in questa regione sviluppo e coesistenza. Perché il digiuno è un atto di autocritica e di riconoscimento delle proprie responsabilità: nessuno di noi ha fatto abbastanza. Perché il digiuno è un atto di proposta: no alla guerra, perché non è mai l'uso della violenza che porta alla pace, e oggi innescherebbe una reazione devastante e ingovernabile; sì all'incontro, al dialogo, al negoziato.
L'appello del Papa è diventato in queste ore il più grande contrappeso mondiale alla guerra. Accogliamolo in tanti, ciascuno con il suo credo e le sue convinzioni.
Giorgio Pagano