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Giorno della Memoria, Piscopo: "Quando si parla di Shoah e di sterminio, si parla di una delle pagine più oscure della storia dell’umanità" In evidenza

 

Le parole del Presidente del Consiglio Comunale spezzino.

Dopo l’Inno di Mameli eseguito dagli studenti del Liceo Musicale “Cardarelli”, il Presidente Salvatore Piscopo ha aperto la seduta straordinaria del Consiglio comunale dedicata al “Giorno della memoria” ringraziando la Presidente di ANED, Doriana Ferrato, e gli alunni delle scuole presenti per il loro prezioso contributo.

”La Repubblica Italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz come il ‘Giorno della memoria’ – ha esordito il Presidente Piscopo - per ricordare la Shoah, lo sterminio del popolo ebraico, le Leggi Raziali, la persecuzione italiana dei cittadini Ebrei, gli Italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia e la morte. Nonché coloro che, anche in schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, chi a rischio della propria vita, ha salvato quella di altre persone perseguitate”.

“Quello che ho appena letto è l’articolo 1 della legge 211 del 20 luglio del 2000 – ha aggiunto Piscopo - con cui il nostro paese ha aderito alla proposta internazionale di dichiarare il 27 gennaio ‘Giorno della memoria’ in commemorazione delle vittime del Nazionalsocialismo e del Fascismo, dell’Olocausto, in onore di coloro che a rischio della propria vita, hanno protetto i perseguitati.
Quando si parla di Shoah e di sterminio, perpetrate dai Nazisti nella prima metà del ‘900, si parla di una delle pagine più oscure, della storia dell’umanità. Le guerre, i massacri, le morti di militari e civili dovute ai conflitti ci sono ancora oggi. E purtroppo le cronache di questi giorni ci mostrano come le morti siano ancora numerose. Ma l’Olocausto è stato altro per il modo in cui è stato pensato, organizzato e perpetrato dai suoi ideatori. L’Italia come noto, non è stata immune, e porta con sé la cupa memoria delle Leggi Raziali, introdotte dal Fascismo nel 1938, che emarginavano gli Ebrei dalla vita italiana, escludendoli da professioni, scuole, università ed esercito.
E poi quelle successive dal 1943, con le deportazioni di massa. Le parole possono difficilmente restituire il senso di ciò che è stato, ma oggi dobbiamo riunirci e ricordare per emozionare ma soprattutto per costruire, attraverso la memoria, le testimonianze di quelle persone che hanno vissuto quella violenza, un pezzo di futuro, soprattutto per i nostri giovani studenti, fatto di rispetto, accoglienza e solidarietà. Concludo con le parole di Italo Calvino, che scrive: ‘La memoria conta veramente per gli individui, le collettività e le civiltà. Solo se si tiene insieme l’impronta del passato e il progetto del futuro, si permette di fare senza dimenticare quello che si voleva fare, di diventare quello che si voleva essere, e di essere senza smettere di diventare“.

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