Si è tenuto a Sarzana il secondo incontro del ciclo "Socialismo e democrazia, uguaglianza e libertà. Storie, riflessioni, speranze”, organizzato dall’Associazione Culturale Mediterraneo e dal Circolo Pertini. Carlo Trigilia, professore emerito di Sociologia Economica all’Università di Firenze, ha presentato il suo libro “La sfida delle disuguaglianze. Contro il declino della sinistra”, introdotto dal saluto di Giorgio Pagano, presidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo, e dagli interventi di Nicola Caprioni, presidente del Circolo Pertini, e di Roberto Centi, consigliere regionale della Lista Sansa.
Caprioni ha giudicato il libro di Trigilia “di straordinario interesse”: “Senza una sinistra che torni ad essere forte e capace di dare voce e rappresentanza ai gruppi sociali più deboli, anche attraverso un assetto istituzionale più favorevole come la ‘democrazia negoziale’ alternativa al maggioritario, è impossibile ridurre le diseguaglianze e disciplinare il capitalismo selvaggio”.
Per Centi il libro ha il merito di “inserire la crisi della sinistra in una dimensione internazionale” e di far capire che “non dappertutto la sinistra è stata subalterna al neoliberismo come in Italia”, perché in alcuni Paesi è rimasta fedele al suo ruolo di “rappresentanza delle classi più deboli” senza per questo “contrastare lo sviluppo”: anzi, ha dato vita a “uno sviluppo inclusivo, capace di ridurre le diseguaglianze”.
Infine l’autore. Secondo Trigilia “c’è una relazione tra crescita delle diseguaglianze e azione della sinistra”. A partire dagli anni Ottanta le diseguaglianze sono aumentate, dopo essere diminuite nei decenni precedenti: “si affermò la svolta neoliberista, ma la sinistra non contrappose e non contrappone tuttora idee alternative, se non nei Paesi nordici”. La sinistra “è silente, come un pugile suonato”, anche “per la diversificazione del mondo del lavoro: non c’è più l’omogeneità della vecchia classe operaia”. In Italia, in particolare, è aumentata la “sfasatura rispetto ai cambiamenti indotti nelle aspettative dell’elettorato popolare”: “il Pd è diventato partito di ceto medio, influenzato dalla cultura accademica neoliberista”. Il risultato è che “il partito di sinistra fa al governo politiche simili a quelle del partito di destra”, sposando per esempio “l’idea deregolativa del mercato del lavoro”. In questo modo “l’elettorato popolare si sente meno ascoltato e riconosciuto: è una questione culturale, di ‘senso della vita’, non solo di portafoglio”.
"Il partito di sinistra -ha proseguito Trigilia- si aspettava il voto del ceto medio, ma è un ceto che si fida meno della sinistra, e che alla fotocopia preferisce l’originale”. Ecco perché “il Pd ha perso 6 milioni di voti: i salariati votavano Pd al 40%, ora al 17%; il Pd è uno dei partiti di sinistra con le più basse quote di lavoro salariato nel suo elettorato”. “La sinistra ha perso la grande sfida delle diseguaglianze -ha concluso-, tuttavia il declino, pur generale, non c’è stato dappertutto: nei Paesi nordici la sinistra ha operato per la redistribuzione delle risorse non in contrasto con la crescita”. Anche perché in quei Paesi “c’è la ‘democrazia negoziale’: la concertazione, il sistema proporzionale, il partito con un’organizzazione, non il maggioritario, il decisionismo e il leaderismo come in Italia”. La democrazia negoziale “riduce lo spostamento al centro”, anche per questo “le diseguaglianze sono contrastate di più nei Paesi nordici, senza che ciò vada a discapito della crescita”. I Paesi nordici “non hanno risolto tutti i problemi, non sono il paradiso, ma indicano una rotta e spiegano che in fondo la sfida non è persa”.
E’ seguita un’ampia discussione, alla presenza di molti cittadini e di esponenti delle forze politiche di sinistra, del sindacato e delle associazioni sociali e culturali del territorio.