Un discorso accorato quello dell’ormai ex leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio che oggi, di fronte ai parlamentari grillini, si è dimesso da leader del Movimento 5 Stelle. Nella serata di ieri erano iniziate a circolare le prime indiscrezioni in merito a questo passo indietro, oggi è arrivata l’ufficialità.
“Il movimento deve vivere nuove motivazioni per essere la bussola dei cittadini per i prossimi 20 anni – ha sottolineato il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio - Abbiamo tante cose da chiarire per diventare più forti e più grandi. Ci sono alcuni temi su cui vanno sciolte le nostre ambiguità”.
Un Luigi Di Maio che ha cercato anche di scrollare dal M5S l’etichetta del “Partito del no”, una delle motivazioni addotte dall’ex Ministro dell’Interno e leader della Lega Matteo Salvini per aprire la cosiddetta “Crisi del Papeete”: “Non è possibile che su alcuni territori appena si parla di una nuova opera noi siamo già schierati per il no prima ancora di conoscerne i dettagli. Le infrastrutture sono fondamentali e le dobbiamo implementare ovunque siano utili”.
“Oggi sono qui per rassegnare le dimissioni da capo politico del Movimento 5 Stelle – ha proseguito - per favorire il percorso verso gli Stati Generali. Sarò sui territori e per tutti coloro che avranno bisogno di sostegno, continuerò a servire gli italiani impegnandomi al massimo. Da stasera le mie funzioni di capo politico passeranno, come da regolamento, al membro anziano del Comitato di Garanzia Vito Crimi”.
Ed è così che, levandosi la cravatta, Luigi Di Maio ha lasciato la carica di leader del Movimento 5 Stelle, augurando buona fortuna a Vito Crimi accompagnato dalle note di “Fix You” dei Coldplay.
La palla di leader al momento passa al Viceministro dell’Interno Vito Crimi, molti si ricorderanno di lui per quella famosa diretta streaming in cui, assieme alla collega Roberta Lombardi, si confrontarono con l’allora segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani sulla potenziale formazione di un Governo e la polemica che ne scaturì. “Bersani chiese solo i voti al M5S?”, ma ormai, come si suol dire, è acqua passata.
Molte cose sono cambiate nello scenario politico da allora, sia nazionale che internazionale. Oggi ci troviamo ormai a ridosso delle elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria, un appuntamento regionale ma dal forte sapore nazionale (ça va sans dire). Se gennaio è il termometro politico del 2020, tra citofoni, digiuni e dimissioni, non mancherà di che discutere in quest'anno, come diceva Samuel Taylor Coleridge “Nell’oggi cammina già il domani”.