Per le imprese artigiane l'Artigiancassa è lo strumento principale per finanziare la propria azienda. Uno strumento semplice, veloce, che consente di ottenere un contributo in conto interessi che di fatto significa avere un mutuo a tasso zero.
Inoltre, per le aziende in possesso del marchio Artigiani Liguria e per le aziende della Val di Vara, sugli investimenti effettuati è possibile ottenere un contributo a fondo perduto pari al 30% dell’investimento.
Le pratiche vengono inoltrate all’Artigiancassa di Genova e quindi trasmesse a Roma per l'erogazione. Un sistema ormai collaudato che consente all'azienda di ottenere il contributo entro tre mesi dalla domanda.
Ma da marzo, a seguito dell'entrata in vigore della nuova normativa sull'antimafia, è stato modificato l'articolo che permetteva l'esenzione dei controlli antimafia per i contratti il cui valore complessivo non superava i 150.000,00. Con la modifica del citato articolo, è scattato l'obbligo della certificazione antimafia per le società e per qualsiasi importo.
Così da marzo, anche per un importo modesto di poche migliaia di euro, occorre che Artigiancassa inoltri la pratica alla Prefettura di Roma per aver il nulla osta antimafia, nonostante che la normativa permetta di svolgere i controlli direttamente su una banca dati a cui si può accedere con delle credenziali messe a disposizione dalla Prefettura, dopo un accreditamento che evidentemente tarda a venire.
Nei labirinti della Prefettura di Roma, dallo scorso marzo, oltre 20 nostre imprese attendono lo sblocco della documentazione antimafia per avere il sospirato contributo in barba alla velocità e alla efficienza.
Una storia di ordinaria burocrazia dove l’assenza di programmazione, i rimpalli e la mancata assunzione di responsabilità cozzano contro la semplificazione delle procedure.
Confartigianato a questo punto si chiede: quanto dovranno ancora aspettare le nostre imprese per avere il contributo che gli spetta?