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Energia, imprese liguri strozzate dalle tariffe più care d'Europa In evidenza

«È indispensabile individuare in tempi rapidi interventi che riducano drasticamente il gap tra l'Italia e il resto d'Europa in ambito energetico, altrimenti le nostre imprese non potranno restare al passo della concorrenza sui mercati esteri».

A suonare il campanello d'allarme è Giancarlo Grasso, presidente di Confartigianato Liguria, alla luce degli ultimi dati Istat sui prezzi dell'energia per le imprese che in Italia. A settembre 2012, i costi energetici hanno raggiunto i massimi storici, registrando un aumento dell'11,3% rispetto allo stesso mese dell'ultimo e sfondando il tetto massimo precedente raggiunto del luglio 2008.
«I nostri imprenditori – dice Grasso – pagano l'elettricità il 36,4% in più rispetto alla media Ue e per le forniture di gas sborsano il 5,8% in più rispetto ai concorrenti europei. Le ripercussioni sono pesanti soprattutto in chiave di competitività con players del resto d'Europa e di promozione all'estero del made in Italy. La situazione si aggrava poi nelle regioni, come la Liguria, dove il tessuto imprenditoriale è costituito da piccole e piccolissime aziende in settori scarsamente energivori e che quindi non hanno capacità contrattuali tali da strappare sconti sulle tariffe energetiche degli operatori». La Liguria con 3.503 imprese artigiane attive e 14.307 addetti si piazza al 14esimo posto in Italia per presenza nei nove comparti classificati come "energivori", cioè grandi consumatori di energia (industrie tessili, di produzione carta, di prodotti chimici, di articoli in gomma e plastica, lavorazione minerali, metallurgiche, di prodotti in metallo e di macchinari). A livello provinciale, a Genova (60esimo posto) sono attive 1.718 imprese artigiane con 7.314 addetti; a Savona (69esimo posto) sono 757 (con 3.042 addetti), alla Spezia (70esimo posto) sono 502 (con 2.107 addetti) e a Imperia (99esimo) sono 526 (con 1.844 addetti).
«Se nel resto d'Europa l'energia costa meno che in Italia – commenta Grasso – è anche per lo sfruttamento delle fonti rinnovabili. Purtroppo, nell'ultimo anno, a causa anche delle recenti modifiche alle incentivazioni, il ricorso alla produzione da fonti alternative ha perso appeal con gravi ripercussioni sul settore dell'edilizia. Infatti, grazie agli incentivi degli anni scorsi, molti imprenditori delle costruzioni si erano reinventati in chiave green, soprattutto nell'installazione di impianti fotovoltaici, per reagire allo stato di crisi del comparto edile. Oggi, il trend di crescita si è arrestato e prevediamo un calo per il prossimo anno se il prossimo governo non deciderà di intervenire con misure di incentivazione nel settore delle rinnovabili».
In Liguria a fronte di una crescita del 2,2% del numero delle nuove imprese del settore energetico nel 2011, nel terzo trimestre 2012 non è stata registrata la nascita di nessuna nuova impresa nel comparto, una tendenza che si riscontra anche nel resto d'Italia.

 

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