"Il provvedimento sulle concessioni balneari adottato dal Consiglio dei ministri non ci soddisfa -. Commenta la referente sindacale regionale dei Balneari di CNA Valentina Figoli -. La continuità delle attuali concessioni fino al 30 settembre del 2027 potrà permettere alle amministrazioni competenti e alle imprese un tempo congruo per programmare il futuro di un settore trainante per il turismo e per l'economia, ma il provvedimento non è soddisfacente. Per gli attuali concessionari è prevista solo la remunerazione degli investimenti ancora da ammortizzare, senza prevedere nulla per gli investimenti effettuati nel corso di una intera vita imprenditoriale, limitandosi a un riconoscimento solo per l'ultimo quinquennio."
Dello stesso avviso è il presidente CNA Balneari Alessandro Riccomini che riconosce, nell'ambito del documento governativo, l'acquisizione di alcuni punti espressamente richiesti dalla Confederazione a livello nazionale, come la valorizzazione di quanti hanno ricavato la parte prevalente del proprio reddito dall'attività balneare. "La battaglia di CNA ha permesso alla categoria di ottenere una serie di risultati: il riconoscimento della capacità tecnico-professionale dei partecipanti alle future gare destinato ad agevolare le micro e le piccole imprese; la valorizzazione di quanti hanno ricavato la parte prevalente del proprio reddito dall'attività balneare; l'impegno ad assumere i dipendenti impegnati nelle imprese eventualmente oggetto di passaggio della concessione (ma per quanto tempo? Questo la legge non lo dice); la determinazione di un numero massimo di concessioni in capo allo stesso offerente al fine di evitare una concentrazione".
"Tuttavia, ci riteniamo insoddisfatti poiché si parla del solo indennizzo limitatamente agli ultimi cinque anni di lavoro e non si accenna minimamente al valore commerciale dell''impresa - prosegue Riccomini - Ci preoccupa anche la questione relativa all'offerta economicamente più vantaggiosa, che offrirebbe a chi ha una capacità di spesa più alta, una possibilità maggiormente concreta di vincere il bando. Insomma, verrebbe avvantaggiato il concorrente più ricco. Ci chiediamo, inoltre, dove siano finite le questioni, citate anche nello stesso decreto Draghi, relative alla mappatura e al legittimo affidamento e quindi chiediamo a questo Governo se sia percorribile ancora un'altra strada rispetto a quella delineata da questo documento. Con questo provvedimento ci troviamo di fronte a tutt'altro rispetto a quanto promesso dal Governo e quanto era stato condiviso nei tavoli tecnici di inizio 2024" conclude Riccomini.