La pandemia è stato uno spartiacque tra un passato “prima del COVID” e un presente che ha subito gli effetti dell’emergenza, ripercussioni che hanno portato in alcuni casi cambiamenti positivi, e in altri criticità sul mondo del lavoro e dell’economia spezzini. Ne abbiamo discusso con Mario Gerini, presidente di Confindustria La Spezia, Giuliana Vatteroni, Coordinatrice Provinciale CNA, Enrico Taponecco, Responsabile Ambiente e Sicurezza Confartigianato La Spezia e Roberto Martini, Direttore Confcommercio La Spezia.
Il Covid ha sconvolto il mondo e le ripercussioni sono state molto pesanti anche per l'economia ed il lavoro, ovviamente anche nella provincia della Spezia. Come è cambiato il mondo del lavoro con il Covid e cosa resta oggi di quei cambiamenti? Attualmente si è tornati ai livelli di occupazione precedenti alla pandemia?
GERINI: Il Covid ha cambiato le nostre abitudini, lasciandoci in eredità un nuovo modo di porci, soprattutto legato alla velocità delle nostre azioni. Si pensi ad esempio al fatto che le riunioni vengono fatte praticamente tutte online, prendendo spesso decisioni in video conferenza o con incontri telefonici, abitudini che prima del COVID non erano neanche immaginate. La pandemia ci ha fatto comprendere che la Sanità ha un ruolo forte, reattivo e che ha bisogno di più risorse e su questo la politica nazionale deve prendere le sue decisioni: noi possiamo a livello locale solo segnalare ed essere di supporto.
Dai segnali del nostro osservatorio di Confindustria, devo dire che siamo tornati un po' in tutti i settori ai livelli occupazionali pre-COVID. Oggi i player del settore della Nautica fanno fatica a mantenere i tempi di consegna per l’elevato numero di commesse e il personale a volte scarseggia. Anche nel settore dell’edilizia, a seguito delle nuove norme che hanno regolato il settore e ai Bonus, quali il Sisma bonus e il Superbonus, ci sono stati incrementi che vediamo direttamente sulla massa salari: in un anno c’è stato un raddoppio, quindi più contributi versati e retribuzione. Negli ultimi due anni Confindustria ha aumentato gli associati e i dipendenti di tutte le aziende che compongono la nostra Associazione. E’ un segnale di fiducia e crescita di un territorio.
VATTERONI: Sicuramente il COVID ci ha spiazzati perché non eravamo pronti ad affrontare la situazione, ora lo siamo e abbiamo dimostrato di essere stati bravi. Mi auguro che quel periodo ci lasci quella capacità di metterci tutti in gioco dando il meglio di noi stessi. Purtroppo penso che molti elementi positivi li stiamo dimenticando, mentre ci è rimasto l’aspetto concreto che siamo andati avanti con il processo di digitalizzazione. Tuttavia questo ha portato ad effettuare molte riunioni a distanza prediligendo la “non presenza”, mentre per alcuni settori forse sarebbe bene ritrovare un equilibrio con le nuove tecnologie. Sicuramente siamo diventati più veloci, anche le Amministrazioni tentano di digitalizzare e questo per alcuni aspetti è positivo.
Per quanto riguarda i livelli di occupazione, sulla base del rapporto Excelsior, notiamo che i livelli raggiunti sono quelli pre-COVID. Però non si tratta di una fotografia o di una trasposizione perché purtroppo sono molte di più le imprese che chiudono, rispetto agli anni pre-COVID e sono cambiati i settori di attività, perché ci sono settori maggiormente in sofferenza e altri che sono andati ad occupare uno spazio che prima non avevano. L’edilizia è un esempio tipico. La Nautica, la meccanica, l’impiantistica sono settori in crescita. Assistiamo ad un consolidamento delle imprese storiche, più che alla nascita di nuove imprese. Abbiamo un problema ora, trovare manodopera.
TAPONECCO: Vorrei aggiungere che quello che stiamo notando nel modo di ragionare delle imprese, è che abbiamo un “prima del COVID” e un “dopo COVID”. La pandemia ci ha portato a cambiare molte cose, dal punto di vista sociale e del mondo del lavoro: lo smart working e la digitalizzazione che attualmente è data quasi per scontata, non solo dalle imprese, ma anche dai cittadini. Se non è disponibile un accesso digitale ad un servizio, questo viene considerato ‘vecchio’, pre-COVID.
Per quanto riguarda il mondo del lavoro c’è una carenza di personale in molti settori, perché sta accadendo questo? Perché il lavoratore vuole una qualità di vita migliore, quindi si rifiuta di condurre alcune tipologie di lavori, o di sottostare ad alcune condizioni pre-COVID, quali ad esempio gli orari, è cambiato l’approccio del singolo lavoratore.
MARTINI: Per quanto riguarda il settore del commercio, il COVID ha dato una mazzata non indifferente: nel periodo pandemico le persone avevano la necessità di acquistare comunque, quindi è esploso l’utilizzo delle piattaforme. Dopo il COVID le persone non sono tornate nei negozi, ma hanno continuato ad utilizzare le piattaforme, forse anche per comodità. Questo ha generato un impoverimento del commercio, che stiamo ancora vivendo e il settore sta soffrendo enormemente. Quando chiude un negozio, tendenzialmente si apre un’altra attività che ha a che fare con il turismo: ristorazione, gelaterie, friggitorie…
Il COVID, che ci ha tenuto per due anni in casa, spariva nel periodo estivo, generando nelle persone una grande voglia di uscire, fare turismo: questo da un lato è stato un bene perché ha permesso di avere una buona economia nel nostro territorio. Aspetto negativo legato al COVID, è stato un certo sentimento di instabilità lavorativa nei settori della ristorazione, che ha portato alcuni dipendenti a cercare alternative. Nello stesso tempo anche il fatto di stare a casa percependo un’indennità ha portato alcune persone a propendere verso questa scelta piuttosto che lavorare il sabato e la domenica. Molti hanno fatto scelte diverse che tutt’ora stiamo pagando.
Sicuramente l’occupazione è tornata ai livelli pre-COVID, anzi sarebbe molto maggiore se si riuscisse a trovare personale. In questo momento si fa fatica a reperire risorse nel settore della ristorazione e non solo. Tant’è che tante attività tengono aperto solo mezza giornata perché non hanno la possibilità di far fare i turni al proprio personale.
Quali sono le principali criticità e le più importanti opportunità per il lavoro e l'economia nella provincia della Spezia?
GERINI: Riscontriamo una mancanza di tecnici e personale operativo in tutti i settori. Dobbiamo fare una riflessione, anche insieme al mondo sindacale. Confindustria lo sta facendo sul tema della formazione, partendo anche più a monte organizzando un’attività di orientamento che si chiama “Ragazzi in Azienda” portando direttamente a visitare le imprese gli studenti delle scuole affinché conoscano il nostro tessuto economico e le professioni che lo compongono. Oggi molti giovani non hanno cognizione di quale potrebbe essere la loro scelta di vita: alcuni iniziano un percorso di studi per capire che non è quello giusto. Nel frattempo si sono persi anni ed opportunità. Presentiamo le attività formative per far conoscere ai giovani i settori che richiedono personale e ai quali possono accedere qualificandosi. In questo processo coinvolgiamo anche le famiglie affinché supportino i propri figli nelle scelte.
Si parlava prima di intelligenza artificiale, a seguito della pandemia c’è stata una velocizzazione di tutti i processi. Il rischio è quello di arrivare impreparati e rimanere indietro rispetto agli altri paesi. Sentivo oggi che per percentuale del rapporto tra abitanti e laureati siamo i penultimi in Europa, questo dato dovrebbe farci riflettere. Non solo, quindi, non troviamo tecnici e personale operativo, ma la paura è che andando avanti la situazione possa diventare ancora più critica.
Nella nostra provincia ci sono parecchie opportunità: alcune sono sotto gli occhi di tutti, mi riferisco al periodo positivo per il mondo della nautica, ma ci sono anche altre opportunità per le quali dovremmo essere coesi tra associazioni di categoria, mondo sindacale e politica, ovvero i grandi temi che sono sul tavolo: l’utilizzo delle aree Enel e dell’Arsenale per il quale ci sono grandi sviluppi per i prossimi anni con grossi investimenti. Dobbiamo tutti essere pronti per capire quale sia il nostro grado di coinvolgimento su questi disegni della Marina Militare, e mi riferisco in particolare al progetto “Basi Blu”. Sulla centrale Enel, speriamo per il futuro, ci sono interlocuzioni in corso con l’Amministrazione Comunale e auspichiamo che anche in quell’area possano essere dislocate attività che portino occupazione e ricchezza.
VATTERONI: Le criticità sono sicuramente quelle della impossibilità di trovare manodopera, a tutti i livelli. Fino a qualche anno fa avevamo la giustificazione che i ragazzi non volevano fare più lavori manuali. Invece ora questa criticità è estesa perché riguarda tutti i settori, non solo i lavori manuali, anche i più gratificanti e non legati alla fatica. Abbiamo carenza di personale specializzato anche nelle qualifiche più alte e tra gli impiegati di concetto. L’analisi è molto più ampia e va oltre La Spezia, la criticità è nazionale. Giocano diversi fattori, quali ad esempio un modo diverso di sentire e approcciarsi al lavoro: tempi di lavoro, tempi di vita, non tanto il guadagno, ma proprio i tempi. Però dall’altra parte c’è assenza di mano d’opera, di richiesta in caso di domanda. Questa assenza sta scatenando un altro fenomeno: il passaggio da un’azienda all’altra sulla base del migliore offerente. Questo è un problema, perché dal punto di vista dell’artigianato, a chi verrà tramandata la capacità di fare alcuni mestieri? A nessuno. Pensiamo anche all’edilizia: negli ultimi anni il settore non aveva assunto perché fermo. Di recente, le assunzioni si sono riattivate grazie ai bonus: ma i professionisti storici andranno presto in pensione e i neo assunti non hanno conoscenze approfondite del mestieri.
Di opportunità ne abbiamo tante in molti settori, tra cui il turismo che è l’opportunità per eccellenza per il territorio. E’ un’opportunità ancora da sviluppare che ci è letteralmente piovuta addosso: dobbiamo essere bravi a qualificare ulteriormente il settore.
TAPONECCO: Parlo prima delle potenzialità. Una delle cose di cui ci si rende conto poco è che abbiamo un territorio bellissimo, buoni livelli di sicurezza, poca delinquenza, un senso civico diffuso, un tessuto economico con un discreto livello di benessere, il turismo, la nautica. Le criticità sono ad esempio che la città ha sempre avuto problemi di logistica, difficile da raggiungere, isolata, una mentalità assistenzialistica. L’Arsenale, se gestito diversamente, ha potenzialità enormi, potrebbe diventare un polo attrattivo di imprese e di attività economiche. Per quanto riguarda i lavoratori che non si trovano, mi chiedo: perché il territorio non attrae?
MARTINI: In merito alle criticità, un elemento che sta creando problematiche nel reperimento di lavoratori è anche la carenza di case, che in questo momento vengono utilizzate come strutture turistiche. Quanto alle opportunità, ce ne sono molte: sta anche alle associazioni di categoria, collaborando tra noi e con gli enti di formazione, mettere in campo percorsi qualificanti. I lavoratori vanno a lavorare se sanno di ricevere un’adeguata retribuzione, abbiamo contratti dignitosi, solo alcuni sono pirata e ingenerano una cattiva immagine del settore imprenditoriale, ma non è cosi sempre, a fronte di due mele marce, non vuol dire che tutto l’albero lo sia, ci sono imprenditori che pagano in maniera corretta.