"I Centri di revisione lavorano a passo di lumaca e quasi due milioni di autoveicoli senza revisione che ancora mancano all'appello: circa il 13% del totale dei controlli effettuati mediamente ogni anno -. Dichiara Roberto Romiti Presidente di Cna Servizi alla Comunità La Spezia -. Tanti sono quelli per i quali la scadenza dei controlli era prorogata al 31 ottobre, come previsto dal decreto Cura Italia. I veicoli non revisionati, e quindi potenzialmente poco sicuri e inquinanti, sono autorizzati comunque a circolare".
"La proroga delle revisioni è stata una misura comprensibile – prosegue Romiti -, perché adottata in un momento in cui limitare la circolazione di mezzi era necessario per contenere la propagazione del virus. Ma in questa fase di ripresa in cui tanti cittadini si spostano con mezzi propri per evitare assembramenti, la sicurezza stradale torna prioritaria. I provvedimenti per contenere il rischio contagio non giustificano ulteriori rinvii. E' richiesto ora uno sforzo massiccio per far ripartire con ordine il mercato delle revisioni, che rischia il collasso se l'Italia non ricorre alla clausola di esonero dall'applicazione del Regolamento Ue. Il provvedimento adottato in sede europea, infatti, consente agli Stati membri una proroga di sette mesi per la revisione dei veicoli con il rischio di trascinare la situazione fino a marzo dell'anno prossimo. Parliamo di un settore che dà lavoro a 25mila addetti e che oggi, a causa dei rinvii delle scadenze, si ritrova con un buco di incassi che sfiora i 90 milioni di euro. Un danno enorme per i circa 9mila centri di controllo, per lo più microimprese (il 93%), che garantiscono ogni anno 16 milioni di revisioni e realizzano un fatturato annuo di oltre un miliardo di euro".
"Non è solo questione di numeri, ma soprattutto di sicurezza -. Precisa il presidente di Cna Servizi alla Comunità -. Il parco circolante in Italia è tra i più vecchi d'Europa e l'età media dei veicoli è di dodici anni, mentre sette milioni di auto superano i vent'anni di vita. Prima che il servizio fosse affidato in concessione, e poi con autorizzazione, alle imprese dell'autoriparazione, l'obbligo di revisione era in capo alla Motorizzazione ed era previsto non prima di dieci anni, contro gli attuali e più stretti termini di adempimento. Ora in capo alla Motorizzazione resta la competenza sui mezzi pesanti, ma con una gestione ben più contenuta, perché manca personale e i tempi di attesa superano un anno. Sotto la lente della Motorizzazione passano così circa 800mila mezzi, un'inezia rispetto ai 16 milioni di veicoli revisionati dai privati. Per alleggerire il carico di lavoro degli uffici i centri di revisione hanno tutte le credenziali per eseguire i collaudi in caso di verifiche strutturali sui veicoli e possono così garantire un servizio distribuito capillarmente sul territorio, azzerando le liste d'attesa. Ma solo di diritti della Motorizzazione, abbiamo calcolato un mancato incasso di oltre 20 milioni di euro. Oltretutto, non è poi più rinviabile un aggiornamento dell'ammontare delle tariffe, ferme ormai al 2007. Le imprese hanno dovuto adeguarsi ai protocolli, accollandosi ingenti costi che rischiano di mettere a repentaglio la loro stessa sostenibilità. Possiamo essere il braccio armato della Motorizzazione civile, snellendo i tempi, andando incontro alle esigenze degli utenti e – conclude il Presidente Cna Servizi alla Comunità La Spezia Romiti- soprattutto favorendo la sicurezza stradale".