La tradizione del canto del Maggio di Montereggio, una saga che si perde nella notte dei tempi, si rinnova ogni 1° maggio nell’antico borgo medioevale di Montereggio di Mulazzo, nell’alta Lunigiana.
I maggianti, andando casa per casa, intonano canti e suoni in lingua italiana, intercalati da inflessioni dialettali, caratterizzati da un'andatura allegra e gioiosa. Attraverso brevi stornelli danno il benvenuto alla bella stagione, dopo il lungo inverno. I canti sono accompagnati dalla musica delle fisarmoniche, il cui suono mai copre le voci dei cantori. I temi dei canti sono svariati: la natura, la primavera e le stagioni, l’amore, l’amicizia e l'allegria. Il tutto interpretato quale allegoria della vita e simbolo della rinascita e della gioia.
Anche quest’anno Mirco, lo storico fisarmonicista, sarà accompagnato dal gruppo di fisarmonicisti, composto da ragazzi e ragazze frequentanti il “Corso di Fisarmonica Bruno Prato”, organizzato dalla Pro Loco di Montereggio in collaborazione con le scuole del territorio.
Il gruppo dei cantori non usa particolari travestimenti o abbellimenti se non i colorati fiori che lo sbocciare della primavera mette loro a disposizione. Tra gli oggetti che accompagnano i cantori del maggio ci sono il paniere delle offerte, che viene portato ogni anno da qualcuno di diverso, senza rispettare gerarchie specifiche ed i ricordini da donare alle famiglie visitate, in segno di augurio. Il paniere poi si riempie di uova, formaggio, salumi e vino, doni offerti per il canto e che serviranno, come di consueto, per offrire a tutti i presenti una gradevole merenda.
Montereggio paese del Canto del Maggio sarà presente a Suvero il 30 aprile. Nella mattina del primo di maggio i cantori si recheranno in quel di Parana per poi, nel primo pomeriggio tornare a Montereggio, dove tra canti e suoni festeggeranno la primavera. Il 28 aprile, alle ore 9,30, il Comune di Mulazzo, il Centro Studi Montereggio Lunigiana e la Pro Loco di Montereggio organizzeranno un convegno studi, in ricordo del maggiante/ricercatore Antonio Guscioni dal titolo “Il Canto del Maggio: Tradizione per il Futuro?”