Erano opere ormai entrate a far parte di un tutt'uno con il paesaggio, ritratte nelle fotografie dei turisti e che hanno fatto il giro del mondo. Tre opere che insieme ad altre facevano parte di un vero e proprio parco di sculture che animavano l'area intorno al maniero: una vandalizzata, quella di Carlo Bacci dedicata a Filippo Tommaso Marinetti recuperata dalla scarpata dove era stata lanciata; un'altra, l'installazione Leggendo il mare di Giuliano Diofili, con versi di Angelo Tonelli, Giuseppe Conte, Tomaso Kemeny e Massimo Maggari, è stata fortemente danneggiata ed infine, l'opera di Mario Tamberi dedicata a Francesco Tonelli è stata divelta ed un pezzo risulta scomparso.
Spiega Tamberi: "Credo che nel mio caso si tratti di un vero e proprio saccheggio, più che di semplice atto vandalico. Credo che l'oggetto di interesse fosse il marmo presente nella mia installazione, che probabilmente rivedremo in vendita in qualche mercatino. Dubito che sia stato, come ipotizzato, semplicemente lanciato giù per la scarpata. Chi ha agito ha lavorato per ore, visto che l'opera era murata e difficilmente scomponibile".
Indignazione da parte della cittadinanza, dell'amministrazione e del mondo artistico: in molti si sono offerti di finanziare un rifacimento dell'opera, ma aggiunge Tamberi: "Ogni opera è unica e purtroppo il danno è irreparabile. Potrei- e lo farò- creare qualcos'altro, ma quell'opera è perduta per sempre".
Purtroppo è difficile ricostruire quando e come abbiano agito i responsabili, anche se si potrebbe ipotizzare che sia stato tutto commesso nella stessa operazione: "Un'ipotesi- commenta Tamberi- è che chi ha agito per rubare il marmo della mia opera abbia vandalizzato le altre per depistare o per semplice sfregio".
Purtroppo l'area è in condizioni di degrado già da qualche tempo, spesso segnalate anche sui social: "Manca una corretta illuminazione, mancano misure di sicurezza e il cancello per accedere all'area viene continuamente rotto. Spero che possa essere questa l'occasione per rimettere finalmente mano alla zona, ripensando anche alla potatura o sostituzione delle piante, ad esempio, per bonificarla".
E sull'ipotesi di una nuova opera Tamberi aggiunge: "Per farlo avrei bisogno di garanzie diverse, come ad esempio un servizio di vigilanza notturno. Quella era un'opera dalla forte valenza rappresentativa, legata a San Bernardino, che secondo la leggenda sarebbe passato anche da Lerici, con il sole a dodici raggi. Le travi di legno, rimando alla crocifissione; i tondini di ferro saldati sul posto che la tenevano insieme formando una x, dunque un Cristo. I chiodi erano di legno e tutto era stato curato nei minimi dettagli".
Insomma, un pezzo di Lerici cui dobbiamo dire addio per sempre: "Non la darò vinta a chi ha compiuto questi atti- conclude l'artista- ma purtroppo quell'opera ormai è irripetibile. Non potrei più rimettermi in laboratorio per ricostruire il sole di marmo, anche per motivi economici. Sono dell'idea che l'arte non debba servire per arricchirsi, ma anche finanziariamente quell'opera era molto preziosa".
Immagine tratta dal documentario "Castello di Lerici / Mario Tamberi - Schegge di Mare"