L’Autrice ci racconta le tradizioni e le Feste del passato proponendo le più diffuse ricette “popolari” dell’area spezzina; piatti casalinghi, semplici e sani.
Tra le pagine troviamo anche gli annunci pubblicitari dei giornali spezzini dell’Ottocento e, attraverso le inserzioni illustrate, scopriamo proposte di acquisto per leccornie e altri generi gastronomici in occasione del Natale destinate a stupirci per la distanza dal nostro mondo, sia nel linguaggio, che nella presentazione; non mancano autentiche curiosità come i “fenomeni da baraccone”, o improbabili cure e maghi dal “rimedio sicuro”, o ancora “modernissimi” apparecchi come l’osservatore per uova - brevettato - per riconoscere le uova fresche!
Dalle nostre parti le Feste erano attese da bambini e adulti per tutto il resto dell’anno come un appuntamento veramente unico con un’esplosione di gioia e una tregua (più o meno breve) dal lavoro e dalle preoccupazioni quotidiane, simboleggiata dai fuochi d’artificio e dallo scoppio assordante dei mortaretti, dalla ricchezza di spettacoli sia nei teatri che per le strade, ma caratterizzata anche da solenni scorpacciate.
C’era la tendenza tradizionale, appunto, a raccogliere nei giorni delle Feste il meglio dei piatti considerati appetibili, che la gente dalle entrate modeste non poteva in genere permettersi durante il resto dell’anno.
I ravièi, un bel piatto pieno di ravioli, appariva come un miraggio alla golosa fantasia dei più, così come la sima aà spezina o la gaìna, farcita, il pandóse aa zenéze, i frissèi della vigilia e le altre prelibatezze.