“Va sottolineata la vivacità culturale della nostra città sotto questo punto di vista - sottolinea Della Croce - anche se i contenuti letterari spaziano su diversi livelli. Ecco, 1657 l’anno della peste di Roberto Palumbo appartiene alla fascia più alta”.
Storico e ricercatore spezzino, Palumbo – che ha esordito nella narrativa con Fango, cronache di un'alluvione (2014) si è appassionato al soggetto del suo romanzo - la terribile epidemia che falciò l’Europa nel ‘600, dopo aver letto un libricino di un frate genovese, ricco di spunti bibliografici, trovato per caso su una bancarella in Galleria Mazzini a Genova. Da qui un percorso lungo due anni tra archivi e biblioteche per realizzare un attendibile canovaccio storico sul quale inserire la trama del romanzo vero e proprio. Peste flagello in grado di ridurre da 73.000 a 3.000 abitanti la popolazione di Genova ma anche quasi paradossale strumento di fratellanza e uguaglianza tra esseri umani. Per Pietro Argentieri, il medico protagonista sfuggito dagli strali del Granducato di Toscana per approdare a Genova e alla Spezia, addirittura la via dell’amore, della solidarietà e della speranza. Per la qualità del romanzo Palumbo è stato insignito del premio Pegasus Emotion 2018.