Si è passati da 66635 visitatori del 2015 a 104008 del 2017: sono i numeri registrati nel complesso dai 5 musei pubblici spezzini (CAMeC, Museo del Castello, Museo Etnografico, Museo Lia, Palazzina delle Arti con il Museo del Sigillo), resi noti e discussi questo pomeriggio nel corso della IV Commissione del Comune della Spezia.
La crescita in tre anni si attesta intorno al 35%, con il 2017 che ha visto un andamento superiore al trend e superiore anche rispetto alle statistiche dei flussi turistici.
Analizzando i dati nel dettaglio, per singolo anno e singolo museo, a colpire sono soprattutto due numeri: il Museo Lia nel 2017 ha registrato 23143 visitatori, a fronte dei 13247 del 2016 (+42.8%); il Museo Etnografico è passato da 6817 a 15571.
Due incrementi molto netti che si spiegano il primo con le celebrazioni del ventennale del Museo, visto che la mostra l'Elogio della Bellezza ha registrato 14049 visitatori ed il secondo con gli 8000 visitatori che hanno partecipato alle Giornante FAI di Primavera visitando la mostra “Garibaldi al Varignano”.
Due dati molto positivi che indicano anche due strade da seguire: la collaborazione e la sinergia con associazioni di carattere culturale e turistico e le grandi mostre di rilievo nazionale ed internazionale.
Fin qui i numeri positivi. Ma non si può prescindere dal guardarne altri, ovvero quelli relativi ai costi e ai ricavi.
Se sono aumentati i visitatori, infatti, è altrettanto vero che sono aumentate le spese, soprattutto proprio per il Museo Lia, con la mostra L'Elogio della Bellezza che ha comportato un impegno economico non indifferente.
Soffermandoci proprio a considerare il Lia, i numeri parlano chiaro: nel 2016 le spese generali (comprensive anche di sorveglianza sale e vigilanze) sono state circa 262mila euro, a fronte dei 542mila del 2017.
Le entrate? Rispettivamente poco più di 33mila e 58mila euro, anche se, per precisione, bisogna considerare che tali cifre non tengono conto del Fondo cui viene destinata la metà dei soldi incassati della vendita dei biglietti. Da aggiungere anche il finanziamento ottenuto da Fondazione Carispezia.
Queste considerazioni alzano di fatto un po' la percentuale, ma il conto dei ricavi è presto fatto: il 10%, che proprio in virtù di fondo e finanziamenti si potrebbe considerare del 15%.
Le spese, quindi, risultano fino a nove volte i ricavi, e questo vale non solo per il Lia, anzi: la situazione degli altri musei e simile se non peggiore, con la sola esclusione del Museo Etnografico (per il quale però bisogna considerare i 25mila euro di contributo dati dalla Diocesi per il contestuale Museo Diocesano) e del Museo del Castello (157mila euro di spesa e 87mila di entrate – da considerare in questo caso le entrate dall'affitto della struttura per matrimoni e cerimonie).
Riassumendo tutto in due numeri, relativi al complesso dei 5 musei spezzini, nel 2017 le spese sono state 986.909 euro, i ricavi 194.406 euro.
L'obiettivo, quindi, sottolineato dall'Assessore alla cultura Paolo Asti, in sede di IV Commissione consiliare, non può che essere quello di ridurre i costi ed aumentare le entrate. Come? La strada dovrebbe essere quella della promozione, in modo tale da diffondere la conoscenza dei musei e delle loro attività anche al di fuori dei confini regionali e magari nazionali, e di organizzare mostre “a costo zero”.
Sicuramente quella della promozione, mancata, scarsa o poco efficace, è la tematica che si ritiene prioritaria da affrontare. Perchè se importante è che gli spezzini conoscano le ricchezze di cui dispongono, è altrettanto fondamentale che la conoscenza del patrimonio artistico spezzino e degli eventi proposti raggiunga platee ben più ampie. Perchè amanti dell'arte e curiosi vengano a vedere i musei del Golfo dei Poeti e le loro mostre è necessario senza dubbio che queste siano interessanti, ma è basilare anche fare sapere che ci sono. Insomma, anche sul fronte culturale non si può prescindere dalla pubblicità.