L'iniziativa, organizzata dalla sezione Anpi di Sestri, è stata introdotta da Donatella Alfonso, giornalista e scrittrice, autrice della prefazione al volume.
"Il libro di Pagano - ha detto la Alfonso - è una preziosa raccolta di testimonianze che raccontano le diverse forme di 'ardir', cioè di ardimento morale, dei resistenti: partigiani, donne, ragazzi, operai, contadini". La Resistenza spezzina, ha proseguito, "è emblematica perché ha operato in un punto strategico tra Liguria, Toscana e Emilia e ha visto tanti protagonisti, dai militari agli operai in sciopero, fino a Exodus, la solidarietà agli ebrei in fuga dai campi di concentramento". La Alfonso si è soffermata anche sulle "storie scomode" raccontate da Pagano, come quella di "Facio", partigiano ucciso da altri partigiani.
L'autore ha evidenziato i rapporti tra la Resistenza spezzina e quella del Tigullio: "la Brigata 'Coduri' operò in parte nello spezzino, in Val di Vara, e spezzino è uno de protagonisti del libro, il cappellano della 'Coduri' don Giovanni Bobbio, ucciso dai nazifascisti". Stimolato dalle domande della Alfonso e dei presenti, Pagano si è soffermato sulla questione di come trasmettere oggi i valori della Resistenza: "I partigiani ci stanno lasciando, è la legge inesorabile della vita. Ma restano le loro parole, le loro testimonianze, i loro racconti, la loro scelta morale. Da cui ripartire per trasmettere l'eredità della Resistenza. Gli ideali della Resistenza sono perenni, universali. Certo, il problema della condivisione dei valori fondanti della Repubblica è tutto aperto. Ma un Paese si può dividere sulle scelte politiche senza rischiare di perdersi come comunità solo se tutti, forze politiche e cittadini, sentono il vincolo dell'identità nazionale, di un 'destino' e di ideali comuni. Non c'è alternativa a una riconsiderazione e a una reinterpretazione dell'antifascismo e del 'patriottismo costituzionale' come spazio repubblicano super partes: quali altri ideali abbiamo se non quelli che ci hanno ispirato nella Resistenza? L'unica alternativa è una repubblica priva di ogni elemento identitario, complesso di procedure gestite da una classe politica sempre più 'castale': una prospettiva inaccettabile".
Il ritorno dell'antifascismo come base della Repubblica, ha concluso Pagano, "non può più basarsi sull'azione dei partiti, come fu, pur con tutti i limiti e gli errori dei partiti, nel dopoguerra". Ora che "la storia dei partiti è finita, occorre ripartire dalle persone, dalle donne e dagli uomini semplici che hanno fatto la Resistenza, e, più in generale, dalle donne e dagli uomini semplici della nostra storia del dopoguerra e di oggi". Dobbiamo farlo "animati dalla stessa scelta morale di settant'anni fa, dallo stesso 'ardir'... solo su questa base sarà possibile ricostruire partiti veri, radicati nel popolo e 'costituzionali'" e "sconfiggere l'idea che ha dominato nell'ultimo ventennio: la 'governabilità', che ha portato all'uomo solo al comando e al cittadino spettatore, rassegnato e abulico".
Queste le considerazioni finali: "A chi vuole cambiare la Costituzione nel nome della 'governabilità' noi rispondiamo, fedeli alla Resistenza: partecipazione civile e governo democratico" .