A Lerici ci si è soffermati soprattutto sulla vicenda della tipografia clandestina del Fodo, alla Rocchetta, e sull'intreccio tra lotte operaie, antifascismo, Resistenza e impegno democratico nelle Amministrazioni lericine del dopoguerra, emblematico nelle figure di Tommaso Lupi, Armando Isoppo, Alfredo Ghidoni e Argilio Bertella. Mario Peoni, dell'Anpi di Lerici, ha riferito dell'impegno dell'Associazione per acquisire la villa del Fodo e destinarla a Museo della Resistenza.
A Sesta Godano, nella Val di Vara "luogo sacro della Resistenza e della Costituzione", come l'hanno definito Marco Traversone, Sindaco di Sesta Godano, e Riccardo Barotti, Sindaco di Rocchetta e Presidente dell'Unione dei Comuni della Val di Vara, si è messo l'accento sul sostegno della popolazione contadina, e delle donne in particolare, alla lotta partigiana.
Lo sforzo costante del libro di Pagano, ha detto in entrambi gli incontri Paolo Galantini, copresidente del Comitato Unitario della Resistenza in rappresentanza della Fiap, è "quello di rievocare non solo lo scontro bellico ma anche la corposità e l'intensità della Resistenza civile, non armata, e di far parlare non solo i comandanti militari, ma anche le donne, gli operai, i contadini, i ragazzi, i sacerdoti". Barotti ha definito "Eppur bisogna ardir" una "enciclopedia viva, non una storia fredda ma piena di passione e di insegnamenti sul futuro". Tra i tanti eroi e uomini semplici protagonisti del libro, ne sono stati ricordati in particolare alcuni, tra cui Giovanni Pagani e Ezio Grandis, di cui è appena ricorso il 71° anniversario della morte: si immolarono perché altri potessero essere risparmiati dalla barbarie nazifascista, con un sacrificio che ricorda quello di Piero Borrotzu, che diede la vita per salvare la popolazione di Chiusola. Galantini ha chiesto "più rispetto per la Costituzione": "bisogna tornare allo spirito della Costituzione, la stella polare del nostro cammino, che fu approvata dalla grandissima maggioranza dell'Assemblea Costituente, e per questo è di tutti: se ci si mette mano non lo si può fare a opera di una minoranza, senza una larga convergenza". Inoltre, ha aggiunto, "bisogna stare attenti ad agire su una parte, perché si tocca il tutto, con il rischio del crollo dell'intero impianto".
Giorgio Pagano ha ripreso il tema, definendo le riforme costituzionali ed elettorali "contrassegnate dalla cultura dell'uomo solo al comando e del cittadino spettatore". Bisogna tornare, ha aggiunto citando la testimonianza del partigiano Luigi Fiori, alla "cultura della Resistenza e della Costituzione, del cittadino attore e non spettatore". "Il cambiamento tocca a noi -ha concluso- non dobbiamo aspettarlo dai vertici dei partiti e dei poteri costituiti ma costruirlo assieme, nella società e nella cultura, ripartendo dalle persone, specie dalle più umili, perché è qui che sono i germogli del futuro".