Il concetto decisivo dell'enciclica, ha sottolineato Pagano, è quello di "ecologia integrale", in grado "di abbracciare tutte le componenti della vita umana e di collegare problema ambientale e problema sociale, due volti della stessa medaglia". Si pensi ai migranti che fuggono dai cambiamenti climatici e allo sfruttamento delle risorse dei Paesi colonizzati, che si accompagna all'inquinamento e alla devastazione ambientale. Ecco perché, sostiene il Papa, bisogna "cambiare il modello di sviluppo globale, senza vie di mezzo".
Un altro concetto chiave, ha sostenuto Enrico Galavotti, è "la fine del mito del progresso infinito, che porta alla critica della politica subordinata al paradigma tecnico-economico e alla proposta della conversione ecologica dell'economia". Una tesi, ha proseguito lo storico, ispirata dal pensiero del teologo Romano Guardini e dalle esperienze pastorali e teologiche delle Chiese latino-americane. "La critica al Papa di populismo -ha concluso Galavotti- è la reazione di chi ha paura a riconoscere la realtà e rifiuta ogni responsabilità verso le generazioni future".
Guido Viale ha messo l'accento sull'abbandono dell'antropocentrismo -"il vivente, che comprende tutta la realtà, è al centro dell'universo, non più l'uomo"- e sulla critica alla "cultura dello scarto", quella per cui "usiamo le cose e le persone finché ci servono, per poi liberarcene", una critica che Francesco riprende dal sociologo Zygmunt Bauman. Alla "cultura dello scarto" si risponde con la "conversione ecologica": il cambiamento radicale della concezione dell'economia e del nostro stile di vita personale. Il concetto fu elaborato, ha ricordato Viale, dall'ambientalista trentino Alex Langer, che "preferisce il termine conversione a rivoluzione o riforma perché propone il cambiamento soggettivo verso la natura e verso il prossimo". Francesco, ha concluso Viale, "riprende il termine conversione ma va più avanti di Langer perché collega giustizia sociale e giustizia ambientale".
In questo, hanno convenuto i tre relatori, Francesco si pone non solo come capo della Chiesa ma anche e soprattutto come padre dell'intera umanità. "Laudato sì", hanno concluso, è il "Manifesto per l'umanità del XXI secolo, a rischio di restare senza futuro".
Foto di Enrico Amici