Lorenzo Cimino, segretario della Cgil, si è soffermato sulla "centralità, in Trentin, dei temi della conoscenza e della formazione: lavoro, sapere, creatività sono gli obbiettivi di fondo su cui puntare per il futuro, ecco perché Trentin è stato lungimirante". Per Andrea Ranieri, giornalista e scrittore, a lungo a fianco di Trentin nella Cgil, in lui "c'è un nesso forte tra eguaglianza e libertà, il che ne fa una sorta di 'eretico' nella storia del movimento operaio, o quantomeno una personalità originale: il movimento sindacale, per superare la sua crisi, deve ripartire da qui".
Infine l'autore: "Al centro della riflessione di Trentin ci sono la persona che lavora, la democrazia dal basso, il socialismo come processo e la politica come progetto". Per Trentin la sconfitta degli anni Settanta è stata determinata dalla "concezione prevalente nel movimento operaio, sia comunista che socialdemocratico, con al centro l'assalto allo Stato, la conquista del potere politico, e non la trasformazione della società attraverso un processo dal basso, anche culturale e soggettivo, che aiuta i lavoratori a governarsi da sé". Ariemma ha così concluso: "Il sindacato deve riprendere questa visione generale di Trentin, così come i temi della conoscenza e del sapere, essenziali per la libertà del lavoratore ma anche per la crescita delle imprese e la creazione di lavoro".