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Un incontro ospitato dai Frati di Gaggiola: Passarino racconta l’epopea delle miniere di lignite In evidenza

L'appuntamento è aperto alla cittadinanza venerdì 21 marzo alle 17

Venerdì 21 marzo alle 17, nella sala incontri del Centro della Carità del Santuario Sant’Antonio di Padova dei Frati Minori a Gaggiola, si terrà un interessante incontro storico-culturale dedicato alle miniere di lignite della piana di Luni.

Protagonista dell'appuntamento sarà Giuseppe Passarino, autore del volume "Le miniere di lignite nella piana di Luni (duecento anni di vicende umane e minerarie in Val di Magra tra Santo Stefano, Sarzana, Fosdinovo, Castelnuovo, Ortonovo)", edito da Luna Editore. Dialogherà con lui il giornalista Giuseppe Rudisi.

L'incontro offrirà ai partecipanti un affascinante viaggio nella storia mineraria della Lunigiana, una storia poco conosciuta ma ricca di eventi che hanno segnato profondamente il territorio locale. Dalla scoperta dei primi giacimenti di lignite, avvenuta intorno alla metà del Settecento tra Sarzanello e Caniparola, fino alla drammatica conclusione delle attività nel 1953, la lignite della Val di Magra fu protagonista silenziosa della crescita industriale e sociale di questa regione.

Utilizzata con successo in importanti esperimenti siderurgici, la lignite locale alimentò inizialmente le fornaci per la produzione di laterizi e successivamente fu essenziale per lo Stabilimento di Pertusola, situato al Muggiano della Spezia. Proprio in quegli anni, la lignite divenne il combustibile simbolo della nascente città ligure, destinata a diventare capitale della Marina Militare italiana, soprattutto durante il periodo bellico.

Come molte altre realtà minerarie del Paese, anche le miniere della Magra vissero periodi alterni, caratterizzati da momenti di intenso sfruttamento seguiti da crisi profonde, spesso dovute alla concorrenza di carbone estero offerto a prezzi più vantaggiosi. Emblematica rimane la vicenda del 1953, quando 19 minatori, per protestare contro il decreto di chiusura, si barricarono nel pozzo numero 5 di Castelnuovo. Soprannominati dalla cronaca "I sepolti vivi di Luni", riemersero alla luce solo l'11 febbraio, dopo ben 21 giorni di angosciante protesta.

L’incontro è aperto alla cittadinanza e ad ingresso libero.

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