L'Associazione Culturale Mediterraneo e il Circolo Pertini, nell’ambito del ciclo “Socialismo e democrazia, uguaglianza e libertà. Storie, riflessioni, speranze”, hanno organizzato la presentazione del libro di Nadia Urbinati, docente di Teoria politica alla Columbia University di New York e collaboratrice di diversi quotidiani nazionali, “Io, il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia”. L’iniziativa si terrà venerdì 26 maggio alle ore 17,30 a Sarzana, nella sala della Repubblica (via Falcinello,1).
Discuteranno con l’autrice Luca Basile, storico del pensiero politico dell’Università di Bari, e Nicola Caprioni, presidente del Circolo Pertini.
Nadia Urbinati si pone la domanda: che tipo di democrazia è la democrazia populista? Da non confondersi con i regimi dittatoriali e autoritari, il populismo – nella prospettiva dell’autrice – va considerato una variante del governo rappresentativo, basata sul rapporto diretto tra un leader e il «suo popolo», rivendicato come «vero» contro l’establishment. Il rischio democratico non risiede allora nella domanda di espansione della democrazia, o nell’enfasi posta sul richiamo al popolo, ma nella selettività con cui il leader individua il suo popolo, facendone un’arma di parte da brandire contro l’altro. Il popolo dei populisti di fatto rifugge dall’inclusività e dalla generalità del popolo sovrano. Un contributo illuminante alla comprensione di un atteggiamento e di una prassi politica segnati da un crescente successo.
Il libro di Nadia Urbinati si propone di dare linfa al dibattito per mettere a fuoco – attraverso un’autocritica pungente e costruttiva – le debolezze della democrazia costituzionale rispetto alle quali la risposta liberale ha generato uno scetticismo diffuso e da cui il populismo trae la propria forza. Tale corto circuito ha a che fare con il declino della società Stato-centrica, con la crisi delle organizzazioni intermedie e soprattutto con la crescente ostilità verso il pluralismo e il sistema dei partiti, specie quelli socialdemocratici o di sinistra che hanno presidiato prevalentemente lo spazio delle istituzioni a discapito del confronto nella sfera pubblica.
L’effetto, mostra Urbinati, è quello di una camera oscura, in cui tutti gli elementi appaiono invertiti: la società è resa individualista mentre la politica indulge al gossip e persegue l’approvazione spettacolare del pubblico. Nelle crepe delle promesse non mantenute dalle democrazie costituzionali e nelle crescenti disuguaglianze socioeconomiche trova terreno fertile il populismo, che si appropria del mito della democrazia consensuale priva delle partigianerie partitiche e si scaglia contro l’ipocrisia della pratica politica e la doppiezza del politicamente corretto. Tuttavia, se il populismo è il sintomo di un disagio sociale giustificato, secondo Urbinati esso non può esserne la soluzione, sia per la sua natura instabile – a metà strada tra fascismo e democrazia, in bilico tra provocare un cambio di regime e tracimare in una maggioranza come tutte le altre – sia per gli effetti che produce quando è al governo, tendendo pericolosamente l’arco della democrazia costituzionale verso una visione faziosa e proprietaria di diritti e istituzioni.