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Teseo Tesei, eccellenza dell’Ingegneria Navale del ‘900 (prima parte) In evidenza

di Anna Mori – Incontro con lo studioso di storia Giorgio Giusti che ha raccontato a Gazzetta della Spezia l’incredibile storia che ha portato Teseo Tesei a ideare il siluro a corsa lenta, soprannominato scherzosamente ‘Maiale’.

Teseo Tesei, classe 1909, entrò alla Regia Accademia Navale di Livorno nel 1925 e frequentò il Corso Normale del Corpo del Genio Navale terminandolo dopo cinque anni con il grado di Sottotenente del Genio Navale. Nel 1933 conseguì la laurea alla Scuola di Ingegneria Navale di Napoli e nell’anno successivo ottenne il brevetto di Palombaro presso la Regia Scuola dei Palombari della Spezia.

Promosso Capitano del Genio Navale, durante il secondo conflitto mondiale venne assegnato alla V Squadriglia della 1ª Flottiglia MAS alla Spezia e nello stesso anno ricevette la Medaglia d'Oro di 1ª Classe per aver ideato invenzioni utili alla Marina, come riconoscimento dei suoi studi sui mezzi d'assalto.

Durante gli studi all'Accademia Navale di Livorno nel 1927, Teseo Tesei  pensò ad un progetto di ammodernamento della mignatta, la torpedine semovente che era stata realizzata durante la prima guerra mondiale da Raffaele Rossetti e Raffaele Paolucci. Con il supporto dell'ingegnere navale Elios Toschi, idearono un siluro a bassa velocità (siluro a lenta corsa), che consentisse a due operatori muniti di respiratori di pilotarlo navigando sott'acqua dirigendosi indisturbati sotto il bersaglio per attaccarlo. Il siluro, per la sua forma tozza, venne chiamato ‘maiale’.

Per conoscere meglio questa incredibile storia, Gazzetta della Spezia ha incontrato Giorgio Giusti, autore del libro “Teseo Tesei – Eccellenza dell’Ingegneria Navale del ‘900”.

Da dove è nata l’idea di scrivere il libro su Teseo Tesei?

Seguo Teseo Tesei da tanti anni perché è un mio concittadino. Sono nato a Marina di Campo all’Isola d’Elba e anche Teseo Tesei era nato il 3 gennaio del 1909 a Marina di Campo. Sono stato un tecnico elettronico del corso 65 rimanendo per sei anni in Marina, in seguito ho collaborato con un’azienda che si occupava di elettronica e che curava l’assistenza tecnica dei sistemi di comando e controllo su alcune navi quali la Caio Duilio, la Vittorio Veneto, la Lupo. Quindi il legame con la Marina era ed è scontato.

Ho iniziato a seguire il personaggio di Teseo Tesei quando sono rientrato all’Elba nel 1980 per motivi familiari. Ho sempre avuto la passione per la storia, per cui ho iniziato a ricercare la storia del territorio e di Teseo Tesei. Mio fratello aveva aperto in collaborazione con il Comandante Picchi, ora Ammiraglio in pensione, la sede dell’ANMI a Marina di Campo dedicandola a Teseo Tesei, medaglia d’oro a Malta dove cadde nel luglio 1941.

Ho avuto la grandissima fortuna di conoscere alcuni degli eredi di Teseo Tesei: dapprima il nipote Piero che aveva ricevuto dalla zia Piera, sorella di Teseo, quei documenti che Teseo lasciava quando partiva per le missioni dalle quali non sapeva se sarebbe tornato. Il nipote, vedendo la mia passione per la storia del territorio e l’interesse per Teseo Tesei, iniziò a mostrarmi tutta una serie di documenti interessantissimi che mi hanno fatto appassionare sempre più alla storia di questo personaggio che, man mano che le mie ricerche proseguivano, ho scoperto essere un uomo davvero straordinario.

Mi affascinava il suo carattere, a nove anni perse la madre, due anni dopo il padre che lo affidò prima di morire allo zio Fabio Mibelli, che divenne generale delle Armi Navali. Appena Teseo compi 16 anni lo zio lo avviò alla Regia Accademia Navale di Livorno. Presso l’Accademia dimostrò già di essere un personaggio particolare. La sua famiglia, fino alla morte del padre, seguì i propri traffici commerciali a Firenze, trasferendosi in primavera ed estate all’Isola d’Elba. Da questo luogo Teseo prese l’amore per il mare, da Firenze tutto il bagaglio di conoscenze storiche e architettoniche: era un curioso, immagazzinava nella mente tutto quello che poteva. I suoi compagni all’Accademia lo chiamavano ‘l’enciclopedia vivente’, non c’erano argomenti su cui non sapeva rispondere.

I documenti della collezione del nipote ti Teseo Tesei

Il nipote di Teseo con cui sono entrato in contatto, mi fece vedere tanti documenti: già alcuni anni fa ho dato volentieri una mano ad un amico, Gianni Bianchi, per la stesura del suo libro ‘Teseo TESEI gli Assaltatori della Regia Marina’. Più avanti ho accresciuto sempre più la raccolta di documenti scendendo ulteriormente nei particolari. Leggendo ad esempio il libro del suo grande compagno conosciuto in accademia Elios Toschi che ci racconta alcune caratteristiche di Teseo, ho capito che non era un personaggio da sottovalutare.

La mia idea era quella di non fare un duplicato del libro di Bianchi o di ciò che era stato scritto da altri. Ho preso qualcosa dal testo di Toschi perché è stato in contatto diretto con Teseo per tantissimi anni, dalle marachelle in Accademia, al periodo operativo entrambi alla Spezia. Questo per approfondire le notizie su di lui e scrivere un libro che parlasse di Tesei Ingegnere Navale. Oltre alla Laurea in Ingegneria Navale e Meccanica conseguita a Napoli, ha ricevuto post mortem dall’Università di Padova la Laurea Honoris Causa per il suo grande ingegno.

Chiaramente man mano che lo studio dei documenti procedeva, compresi che la prima idea di modifica della mignatta l’aveva avuta nel maggio 1927, quando era appena diciottenne. In Accademia Paolucci, chiamato da Costanzo Ciano, parlò della mignatta portata sotto alla “Viribus Unitis”, Teseo trasalì dicendo che era un oggetto che andava assolutamente ammodernato, fatto cavalcare da due uomini non chiusi in un sommergibile ma a contatto con l’acqua.

Qualcuno potrebbe dire per questo che Tesei fosse un guerrafondaio, ma in realtà fu proprio il contrario. Studiò la modifica della mignatta in siluro a lenta corsa (SLC) unicamente perché, qualora l’Italia fosse entrata in guerra contro l’Inghilterra, e siccome Tesei conosceva la consistenza e deterrenza della ‘home fleet’, riteneva che con un centinaio di SLC, mezzi economici e sconosciuti, si potevano fermare le navi nemiche nei porti al primo giorno di guerra, quindi pensò gli SLC come mezzo per fermare la guerra.

Il progetto del siluro a lenta corsa

Nel 1927, quindi, Tesei e Toschi, lavorarono al progetto in Accademia. In una lettera, che ho trovato personalmente, firmata Matteini, cognato di Tesei e anche lui generale delle armi navali, leggiamo quanto scritto alla cognata Piera: “Tu mi chiedi un profilo di Teseo, io ti dico che già nel ’29 venne a Campo e mi fece vedere uno schema molto simile a quello che poi in seguito sarebbe diventato il siluro a corsa lenta”. Nel 1929 Tesei aveva 20 anni!

Conseguì la Laurea in Ingegneria Navale e Meccanica nel 1933 a Napoli, quindi volle essere destinato alla Spezia alla base sommergibili ed Elios Toschi con lui. E qui la sera e la notte con Toschi continuarono a studiare mettendo il progetto su carta con i relativi calcoli per inviarlo all’ufficio di competenza della Marina per chiederne l’approvazione. Tesei lottava bonariamente con Toschi che voleva uscire e andare a trovare la ragazza, e ogni tanto gli ingarbugliava le cose dicendo alla fidanzata che Elios sarebbe stato fuori per una settimana e che l’avrebbe chiamata al suo ritorno. Toschi, nonostante tutto, rimase sempre al fianco di Tesei fino a che il progetto fu completo e venne inviato alla Marina per l’approvazione. Dopo poco l’Ammiraglio chiamò Tesei e Toschi dicendo che il progetto era stato approvato. A questo punto si poteva procedere: l’Ammiraglio comunicò loro che 15 operai dell’Arsenale li avrebbero affiancati al Balipedio di San Bartolomeo per la costruzione di un primo prototipo del siluro a corsa lenta con il massimo della segretezza.

Ecco le prime difficoltà del tradurre il progetto su carta nel primo prototipo. La ricerca del motore elettrico: a Milano trovarono il motore di un ascensore che venne tornito per essere inserito nel contenitore del siluro. E poi alcune difficoltà legate alle strumentazioni che dovevano essere viste sott’acqua e quindi luminescenti, gli orologi subacquei per vedere gli orari, la bussola da inserire nel corpo metallico e quindi doveva essere super schermata. Questa fase di studio dell’Ingegnere Tesei proseguì e portò a risultati importanti.

La Marina chiaramente disse a Tesei di fornire quanto prima un primo prototipo per la valutazione operativa: il 3 gennaio 1936, quando Tesei compiva 27 anni, nel bacino dell’Arsenale alla Spezia venne provato il primo SLC. Il siluro rispose docilmente a tutti i comandi dei due operatori, Toschi e Tesei. Si cambiarono più volte di posto, fecero le varie prove, uscirono fuori con un freddo terribile, l’Ammiraglio vide che battevano i denti ma al successo delle prove fu talmente contento che lanciò il proprio cappello in aria.

La Marina avviò inizialmente la costruzione di due SLC, dopo un certo numero di mesi altri quattro: solo sei, Tesei e Toschi speravano che il numero sarebbe stato maggiore, bisognava collaudare e poi a quel punto iniziare a pensare agli uomini che avrebbero dovuto pilotare i mezzi. Avevano chiesto di essere abilitati a poter condurre il mezzo in caso di guerra, la Marina inizialmente non diede loro il consenso perché, essendo considerati mezzi navali, i due erano del Genio Navale e non di Vascello e quindi non potevano pilotarli. Mentre l’Ammiraglio comunicò loro questa notizia, Toschi disse che avrebbe rassegnato le dimissioni e Tesei, al suo fianco, aggiunse “Anche io!”. Rimasero fermi sulla loro posizione, Tesei si autoconsegnò in caserma sommergibili per quaranta giorni senza uscire, fino a che la Marina cedette e concesse loro di poter pilotare gli SLC.

Quindi a 27 anni Tesei aveva già collaudato il primo prototipo di SLC, davvero un avvenimento importante. Tesei e Toschi intanto continuarono a lavorare al Varignano alla vasca per cercare di risolvere i problemi degli autorespiratori: quelli in uso erano a circuito chiuso, non dovendo emettere bolle, ma avevano un’autonomia non sufficiente per le operazioni che si doveva affrontare. In quegli anni esisteva un autorespiratore ad ossigeno chiamato Maschera di Davis, che però si era dimostrato inaffidabile.

All'epoca stava lavorando sul problema il comandante Angelo Belloni, autore di studi sulla subacquea. Unendo le forze, Tesei e Belloni riuscirono ad incrementare l'autonomia del respiratore da 20 minuti ad alcune ore, aumentandone nel contempo l'affidabilità. Il nuovo respiratore, denominato modello 49/bis, venne approvato nel luglio del 1936.

La storia non finisce qui, il seguito ve lo racconteremo domani…

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