“Abbiamo pensato di tributare la serata a Gino Patroni, scrittore, giornalista e umorista senza eguali – spiega Nicola Carozza, Presidente dell’Accademia del Gusto - nel trentesimo anniversario dalla scomparsa proprio partendo dai tanti calembour sul tema del ‘cibo’, fondati sul gioco di parole, risultante per lo più dalla contrapposizione o dall’accostamento di parole omografe".
L'Accademia del Gusto ha così ripreso l'itinerario gastronomico all’Antica Osteria Al Negrao dedicando la conviviale alla “Spezzinità di Gino Patroni e ai piatti tipici”, nel trentesimo anniversario dalla scomparsa del giornalista e scrittore 1992-2022. Molti ricorderanno infatti Gino Patroni seduto al tavolo del Bar Peola Peola, della gelateria Fiorentina oppure la sera nelle osterie tipiche cittadine, acuto e arguto osservatore della ‘spezzinità’ e delle contraddizioni del mondo.
Per la conviviale al Negrao Enrica e Grazia Calzetta hanno preparato per gli Accademici un ricco menu con i piatti tipici amati da Gino Patroni: spiedino di muscoli, muscoli alla marinara, filetti di acciughe salate, frittelle di baccalà, mes-ciüa, stoccafisso, muscoli ripieni, torta alle mele.
Nel corso della serata tanti gli aneddoti ed i ricordi raccontati tra i tavoli dai giornalisti Franco Carozza e Filippo Paganini, oggi Presidente regionale dell'Ordine dei giornalisti, amici e colleghi di Gino Patroni. Sono stati letti inoltre alcuni dei più divertenti calembour sul tema: “Amore e fornelli: il cuoco ha preso una cotta”, “Mensa popolare: una zuppa di verdura ed è subito pera”, “Affermazione: è meglio un giorno da beone che cent’anni da astemio”, “Al ristorante: Mazzini comandava immancabilmente la Carbonara”, “Ubriacone beve una samba e balla una sambuca”, “Grazie dei cavolfiori, erano crudi ma li ho digeriti”, “Verrà la morte e avrà i tuoi gnocchi", “Testamento del gastronomo, quando morrò preparatemi la camera al dente”, ecc. non sono mancati sorrisi e applausi degli accademici.