Venerdì 7 Agosto alle ore 21,30 al Molo dei Pescatori Marco Ferrari presenta “L’incredibile storia di António Salazar, il dittatore che morì due volte” edito da Laterza nell’ambito della rassegna “Monterosso un mare di libri”.
Il Trio Barimar con Marina Mammarella, Agide Bandini e Iuri Vallara celebrerà i cento anni di Amália Rodrigues. Coordina la serata Patrizia Fiaschi. Dagli anni Trenta di Hitler, Franco e Mussolini, oltre i Beatles e i Rolling Stones, fino al cuore dei Settanta: tanto durò il regime dittatoriale di António Salazar in Portogallo.
Ex seminarista, autore di un sottile sistema di repressione, si salvò dalla Seconda guerra mondiale mantenendo un immenso impero coloniale. Il libro dello spezzino Marco Ferrari ha per scenario il Portogallo, retto per quaranta anni da una dittatura, la più longeva d’Europa. Alla sua guida António de Oliveira Salazar, uomo complesso e dalle mille contraddizioni. Il libro racconta la storia degli ultimi due anni di questo regime, una vicenda romanzesca ma assolutamente reale.
Fatti e atmosfere che sembrano ricavate dalle pagine di Pessoa o di Tabucchi, la cui verità ci racconta cosa è stato il ‘fascismo mediterraneo’. Salazar mantenne in piedi, fino alla fine, un impero coloniale che andava dalla Guinea al Mozambico, da Timor Est a Macao finché il suo modello fascista e corporativo non venne travolto dalla Rivoluzione dei Garofani del 1974 che riportò Lisbona in Europa.
Nell’anno in cui tutto avvenne, il 1968, Salazar cadde dalla seggiola del callista e batté la testa. I danni cerebrali che seguirono l’operazione indussero il Presidente della Repubblica a provvedere alla sua sostituzione. In realtà, sebbene riacquistasse lucidità a tratti, nessuno osò mai confessargli che era stato defenestrato.
Così, per due anni, andò in scena la finzione del potere con riunioni ministeriali, visite di Stato e soprattutto un sistema informativo fatto su misura per lui: interviste televisive e radiofoniche e copie uniche del suo quotidiano preferito “Diário de Notícias”. Una vicenda assieme tragica e surreale raccontata da Marco Ferrari che già aveva dedicato al Portogallo la sua principale opera, “Alla rivoluzione sulla Due Cavalli”, da cui ha tratto la sceneggiatura dell’omonimo film che ha vinto il pardo d’oro al Festival di Locarno 2001.