L'incontro si terrà martedì 21 maggio alle ore 17 al CAMeC. Ad interloquire con gli autori saranno tre rappresentanti di realtà diverse della provincia: Massimiliano Alì, presidente dell'Ordine degli architetti, Dino Baudone, assessore all'Urbanistica del Comune di Lerici, e Roberto Mazza, sarzanese, membro del forum nazionale Salviamo il Paesaggio.
Il libro affronta un tema fondativo per la sinistra: la città e la possibilità di governarne lo sviluppo per il bene comune. Basta riandare alla Manchester descritta da Engels o alle lotte di inizio Novecento per i diritti elementari e i bisogni primari del proletariato urbano, da cui presero l'avvio partiti e sindacati di sinistra e la stessa urbanistica moderna. Da qui, la riflessione dei due autori arriva a esplorare un paradosso italiano. Vi è stato un tempo, nel dopoguerra, in cui la sinistra -non solo quella comunista- rifiutava l'etichetta di riformista, ma nei fatti metteva in campo, sulla città, visioni e azioni squisitamente riformiste. Erano gli anni delle lotte contro il sacco urbanistico di Roma, Napoli, Palermo e contro i comitati d'affare incistati nella politica, e gli anni di alleanze per l'epoca decisamente inedite. Comunisti duri e puri accanto a liberali altrettanto irriducibili. Un percorso disseminato di sconfitte, ma anche di vittorie significative capaci di evitare scempi e produrre esempi virtuosi di buongoverno.
Ed ecco il paradosso. Mentre oggi la sinistra rivendica con orgoglio la propria natura riformista, ha quasi smarrito la tensione di allora e sembra incapace di proseguire e innovare quell'esperienza. Distante com'è dalla riflessione attualissima sull'urgenza di un freno al consumo di suolo, troppo legata, in alcuni, a pregiudizi ideologici -la mitizzazione dell'esproprio, la demonizzazione dei privati- e troppo vicina, in tanti altri, a quel "partito del cemento" trasversale che spesso detta legge sul futuro della città ed è fonte di inquinamento affaristico della politica. Ma la sinistra -concludono Della Seta e Zanchini- può permettersi di tradire la città? O non rischia così di condannare se stessa?